Share This Article
John Frusciante è uscito dal gruppo? Diciamo che si è preso una vacanza. Il successo può essere effimero e devastante quanto basta per sconvolgere gli equilibri di una persona. E questo Frusciante lo sa. Dopo aver attraversato gli anni ’90 tra droghe e depressioni pesanti, si è riavvicinato ai suoi vecchi Red Hot Chili Peppers per la realizzazione di “Californication”, multiplatinato disco da classifica. Ora è il momento della riflessione. “To Record Only Water For Ten Days” è un disco riflessivo. Giudizio a dire il vero piuttosto ricorrente nel caso di dischi solisti di prestigiosi membri di ancora più prestigiosi gruppi. Ma questa volta è più vero che mai.
Ciò che emerge da un primo ascolto è la qualità “artigianale” del prodotto, realizzato con grande entusiasmo ma con mezzi limitati, quantomeno per quello che emerge dal respiro “lo-fi” proveniente dalla voce malata e strascicata di Frusciante, e dalle fumose drum machine che per tutto l’album rimpiazzano i batteristi in carne e stick. Diciamo subito che siamo lontani anni luce dal festoso e geniale funky di “Blood Sugar Sex Magik” e certamente più prossimi alle atmosfere soft di “Californication”. L’album esordisce con “Going Inside”, uno dei pezzi più validi del disco, che apre con un suono inaudito di chitarra, simile ad un urlo di guerrieri Apache. Purtroppo la tensione cade quando il barcollante Frusciante inizia a cantare.
Le successive “Someone’s” e “The First Season” ricalcano a grandi linee l’idea di “ballad elettrica” già sviscerata ampiamente nel primo brano. La maggior parte delle altre canzoni (ben quindici) sono perlopiù piccoli cammei, minuscole idee molto gradevoli (come “Rampants”, amabilissimo gioco di sovraincisioni chitarristiche) che forse trovano la loro giusta dimensione proprio in un album solista. E già da qua possiamo intuire chi ha messo la “polverina magica” nel calderone che ha generato “Californication” e le sue canzoni così orecchiabili, così semplici e per questo così accattivanti. Certo, alcuni elementi di novità ci sono. Per esempio, Frusciante si diverte ad introdurre suoni di sintetizzatori (come in “Away & Anywhere” o “In Rime”, in cui sbucano spesso e volentieri dei suoni Moog alla Jamiroquai) o piattissimi tappeti di tastiere (come in “Remain”, in cui la base viene sorretta da cori finti, laddove i Peppers avrebbero piazzato un più ricercato mellotron…).
Data l’inaspettata e comunque piacevole somiglianza, come per l’uovo e l’altrettanto proverbiale gallina, non sappiamo se questo “To Record Only Water For Ten Days” sia figlio illegittimo di “Californication”, o se in realtà siano stati entrambi generati dalla medesima vis creativa. Ciò che conta è che Frusciante ha sicuramente dimostrato a se stesso e al suo pubblico di avere ancora molto da dare, anche lungo strade e percorsi creativi non ancora battuti. Un’unica cosa: non fatelo cantare.