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Sono tornati gli Ustmamò e fa davvero piacere, perché non ci sono in giro molti gruppi che sappiano fare canzoni come le loro, dotati di una sensibilità femminile e di una grazia uniche. Dopo tre anni e un bel po’ di acqua passata sotto i ponti, lo scoglimento dei C.S.I. in primis, ritrovarseli vivi e in piena forma dà parecchio sollievo. Ustmamò uguali e diversi allo stesso tempo rispetto a tre anni fa. Perché rispetto a Stardust, uscito al 1998, c’è davvero poca elettronica e molte chitarre, forse per un desiderio di concentrarsi sulle canzoni. E queste, sorrette dalla sempre splendida voce di Mara Redeghieri, esprimono le stesse emozioni di sempre, lo stesso bisogno di raccontare se stessi e il mondo che c’è intorno. Pezzi a volte lievi, a volte intimi, a volte più aggressivi. Così l’atmosfera si fa delicata e leggera in “Come Me”, che apre il disco, e nel singolo “Nell’Aria”, addolcito dalle orchestrazioni, un esempio perfetto di come vorremmo fosse sempre una canzone pop. Allo stesso modo succede che “Secondo Incantesimo”, il cui testo è composto da Paolo Benvegnù degli Scisma, tocchi le stesse corde e scivoli languida. Ma non mancano momenti più energici, le accelerazioni post punk di “Lunga Vita” in cui le chitarre accelerano e graffiano, la provocatoria “Bum” e la divertente invettiva di “Bank Of Fuck off”. Ed è bello affrontare tutto il disco, canzone dopo canzone, per arrivare a quel piccolo gioiello a cui il gruppo ha affidato la chiusura del disco, “Mi fai”, con quelle parole d’amore sussurrate dalla voce di Mara. Tutto bene quindi, no? Già, tutto bene.