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A volte i dischi si rivelano anche solo attraverso le copertine. Prendete questo “A Dream In Sound” e quello strano e coloratissimo disegno che campeggia in copertina. Non è già un indizio di quello che proporrà l’ascolto? Aggiungete che il disco è prodotto da Dave Fridmann, al lavoro con Flaming Lips, Mercury Rev e Mogway tra gli altri, e che gli Elf Power sono originari di Athens (già, proprio la città dei R.E.M.) e il gioco sembra fatto. “A Dream In Sound”, uscito nel 1999 ma ripubblicato in Europa dalla Shifty Disco, è un album che colpisce immediatamente. Da un lato per quel suo aspetto ingenuo e diretto, dall’altro perché ricorda alcuni dei dischi che hai amato di più. Grandi canzoni pop, sporcate il giusto, con deliziosi arrangiamenti a metà strada tra Pavement e Grandaddy, magari qualche invenzione psichedelica degna dei Flaming Lips e tanto, tanto entusiasmo. Canzoni che lasciano un segno profondo. Provate a abbandonarvi a “Jane”, una melodia limpidissima appena velata di malinconia, chitarre in sottofondo e un bellissimo organo. Un prodigio di canzone, esattamente come l’iniziale “Will My Feet Still Carry Me Home” o le esplosioni di colori di “High A Top the Silver Branches”, stretta tra Beach Boys e Flaming Lips, e la breve marcia da circo di “Carnival”. E’ tutto un susseguirsi di chitarre acustiche, elettriche, armonie vocali, tastiere analogiche, invenzioni brillanti. Brani solari e primaverili, che rimandano ai Beatles, “Olde Tyme Waves”, arricchiti dai fiati, la trascinante “Simon (The Bird With the Candybar Head)”. E ancora ballate acustiche avvolte in una dolce malinconia, “Willowy Man” e “All The Passengers”, con armonie che non possono non stregare. Tutto entusiasmante. Tanto che arrivando all’ultimo e bellissimo brano, giusto prima di imbattersi in una stravagante traccia nascosta fatta di rumori e interferenze, si incontrano le parole giuste per descrivere il disco: “O che splendido sogno”.