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E’ bello accorgersi che dietro la scarna e talvolta ridicola realtà musicale italiana proposta dai media, resista un “humus” composto di band semisconosciute che vendono pochissimi dischi e riescono ad ottenere un minimo successo solo in terra straniera. All’ombra dei grandi nomi della musica, mentre la signora Marlene Kuntz pensa bene di farsi amica Skin e gli Afterhours di investire in video per i grandi canali televisivi globalizzati, gli Emiliani G.D.M. mostrano quel volto coperto dell’italietta nostra. Erede dell’anticonformismo musicale principiato da band come Mogwai, Godspeed You Black Emperor!, Cerberous Schoal e Ulan Bator, hanno spianato la strada a un nuovo modo di concepire la musica. Post-rock?!… Bandite tutte le etichette, di rock non resta che una fioca luce. Il resto è dolcezza, melodia, una avanguardistica ricerca del suono perfetto.
Basta ascoltare una sola volta tutto difilato questo meraviglioso “The Rise and Fall of Academic Drifting” per innamorarsene perdutamente. I G.D.M. danno vita a composizioni che stilisticamente rimandano a certe sonorità già udite in alcuni lavori degli scozzesi Mogwai (soprattutto “C.O.D.Y.”). Atmosfere rilassanti, ouvertures rarefatte e dolci, sfoghi di chitarre, intensi assoli di violino. Con una indubbia esperienza alle spalle fatta di concerti a fianco di gruppi della caratura di Godspeed e Ulan Bator, la band di Reggio Emilia riesce a sintetizzare caratteristiche che accomunano band molto diverse tra loro. Dai più volte citati caposcuola di Glasgow, basta ascoltare le meravigliose “The Beauty Tape Rider”, “TrompsØ is OK” e “Penguin Serenade”, agli australiani Dirty Three con “Pearl Harbor”. Fino agli stessi Godspeed con “A New Start (For Swinging Shoes)” e con la sopra citata “Pearl Harbor”, nei loro esordi calmi culminanti in violenti sfoghi rumoristi. Un album strumentale che lascia anche spazio a parti cantate, ad opera di Matteo Agostinelli dei nostrani Yuppie Flu nella dolce e malinconica “Pet life saver”, e di Paul Anderson nella traccia “Little victories”.
“The Rise and Fall” è il magico spartito per una colonna sonora ideale. Un’ottima prova della band emiliana.