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Oggi su Kalporz si ripara a una mancanza. Finalmente si parla di Jay-Z, signore del rap commerciale. Con accezione non negativa, commerciale. Il valore comprovato, la classe indiscutibile. Per noi poveri recensori, poi, una punizione. L’ultimo pannello della trilogia, la vita di Shawn Carter, ha preceduto di soli otto mesi questo nuovo “Dynasty – Roc La Familia”. E per fine anno ce ne ha già promesso un altro…
“Dynasty” dunque, come dire la tribù dei Roc-A-Fella. L’etichetta fondata proprio da Jay-Z sfila per voi in un’oretta di musica dignitosa. E non sarà “Resonable Doubt”, ma la sua figura la fa pure questa ultima fatica. Che ha la missione di mettere in vetrina i talenti che gravitano intorno a Jay-Z. Memphis Bleek, Amil, DJ Clue, e il piccolo genio Beanie Sigel. Fanno una comparsata anche Snoop Dogg e R. Kelly, ma l’apporto è trascurabile. Nel caso di Snoop proprio da dimenticare. L’album comunque è del Jigga-Man (aka Jay-Z, of course). Tiene il passo solo Siege Sigel, ma è uno sparring partner. E’ chiaro, il punto forte, neanche a dirlo, sono i testi. Dunque il campione del mondo è Jay-Z, facile no? Lyricist sopraffino e ottimo rapper. Buona tecnica, solo buona, ma creatività vulcanica. E allora non importa tanto se le basi galleggiano appena. Perché non sono i loop che cerchi, quando scegli un disco di Jay-Z. Oddio, non voglio dire che funzionerebbe altrettanto bene accappella… Ma se ne cercaste uno che funzioni, Jigga-Man sarebbe fra i tre o quattro lì in cima.
Da New York, anche lui devoto a sua maestà Biggie Small. Nel giro importante da molti anni e da ben cinque dischi, qui non si parla di innovazione. Ma se possedete un album degli Outkast capirete meglio cosa sto per dirvi. Lasciate stare lo splendore musicale dei due atlantini. Stiam parlando di testi. I testi di Dre (degli Outkast) sono un inno alla dedizione e al cesello. Non so come se la cavi in freestyle, ma certo i suoi sono testi progettati e poi montati con tutta la scienza possibile. Jigga Jigga fa diverso. Fa testi di puro slancio, immediati e taglienti. Semplici persino. Uno street-style che perde magicamente grezzura e imprecisioni. Una lezione di rap. Forse c’è di meglio in circolazione, ma Jay-Z è la voce stessa del rap.
Vi ho parlato poco del disco, ma il personaggio meritava davvero. Provvedo. Il singolo non mi piace. Meglio “Change the Game”, o “Parking Lot Pimpin’”. Bella prova anche “1-900-Hustler”, ma la scelta è ampia. Per un Jay-Z cha pare stia sfuggendo al suo karma. Disco dopo disco il pop si stempera in un pozzo di ispirazione intimistica, di scelte viscerali. Siamo ancora lontani, ma il ragazzo lavora sodo. Vedremo.