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Fa uno strano effetto acoltare una delle colonne del gangsta rap, e scoprire che suona come New York. Sono gli albori del rap californiano, è poi normale che lo stile sia quello. Tant’è, fa effetto sentire Eazy-E che sembra Flavor Flav dei Public Enemy, e le basi di uno sbarbatello di nome Dr Dre parenti strette di un Jam Master Jay (Run DMC). Il tocco, comunque, c’è già. Il gangsta rap ha inizio con quest’album, il rap di Los Angeles da “Straight Outta Comtpon” non è più il fratellino minore della East coast. Le basi, le produzioni, dipendono ancora dal modello storico newyorkese, i testi no. I testi marcano la differenza, e basta una traccia a spingere l’album verso la notorietà. Non è nemmeno la traccia migliore dell’album, però si chiama “Fuck Tha Police”. Dall’altra parte dell’America KRS One parla di Edu-tainment, Chuck D di “Fight the Power”, i Run DMC di “Sucker MC’s”. A Los Angeles si parla di gang, del ghetto organizzato, e il Black Power stavolta fa veramente paura. “Fuck Tha Police” diventa un caso, “Straight Outta Compton” un pezzo di storia, e certo non per quelle polemiche.
Le basi le curano Dre e Yella. Fanno il rap che conoscono, mischiano sample a drum machine, a batterie elettriche, fanno il rap celebre dei ghetto-blaster. I ghetto-blaster, le radio enormi piazzate nei marciapiede del Bronx, quelle che i proto-b-boy si portano in giro a spalla, per intenderci. Il rap non poteva essere nulla di diverso, allora. Stavolta però una posse di Los Angeles eguaglia il sound newyorkese. E già si sente qualche accenno di g-funk, qualche riff di chitarra… Il taglio è funk, daccordo, ma manca del tutto la melodia. I giri che Dre saccheggerà dal lavoro dei Parliament di George Clinton si possono appena immaginare, a questo punto. Siamo nel 1988, bisognerà aspettare ancora due anni prima che i Digital Underground introducano il p-funk. E due anni ancora prima che Dre faccia del g-funk la lingua ufficiale del rap californiano. Perché allora questo “Straight Outta Compton” è tanto importante? Proprio perché ha collocato Los Angeles accanto a New York, per qualità. E perché con quella qualità entrava nel giro la filosofia della gang.
Edonismo, maschilismo, celebrazione della vita criminale. Spaccio e drive-by-shooting, la donna carne da harem, il ghetto non era mai stato raccontato in questo modo. E questa roba non passava per radio, state certi. Ma divenne ugualmente un successo commerciale, e il prototipo del nuovo hip hop per i primi anni ’90. Essenziale, sboccato, ruvido, impresentabile. E guardate che con tutto il clamore intorno, “Straight Outta Compton” visto da dentro non sbiadisce. Anche a confronto col suo stesso mito ha ancora da dire. Suona come suona un album del 1988, con quei limiti tecnici. Non aspettatevi phaser e fucili al plasma. State pronti per la semplice efficacia senza tempo della lama. Se non lo conoscete, vi aspetta un confronto intestino con questa musica. O pensavate di conoscere la vita vera?