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Quando nel 1975 la PFM pubblica “Chocolate Kings” il quintetto milanese decide finalmente di risolvere l’annoso problema dell’assenza di un vero cantate e chiama tra le proprie fila l’ex Acqua Fragile Bernardo Lanzetti. Il pubblico rimane esterefatto dalla voce vibrante di Lanzetti che in brani affascinanti come “From Under”, “Out Of The Roundabout” e “Paper Charms” evoca con grande bravura lo stile di mostri sacri come Roger Chapman dei Family e Peter Gabriel. Tra l’altro la sua pronuncia inglese è perfetta, e si dimostra perfetta per il mercato internazionale. La critica nostrana non va però troppo per il sottile e considera l’album troppo “filo-Genesis”. Dopo l’abbandono di Mauro Pagani e la fine dell’era progressive, per la Premiata si apre un periodo contradditorio che sfocia nella fusion mediterranea di “Jet Lag” e nel bizzarro “Passpartu’”. Per il vocalist cremonese non c’è piu’ spazio e nel 1979 abbandona la band e inizia una intensa carriera solista con i propri dischi, produzioni teatrali e televisive e una solida attività live.Tra l’altro traduce i testi di Bruce Springsteen nell’edizione italiana di “Nebraska” (presenti solo su disco). Tutto culmina nel 1998 con la pubblicazione di I “Sing The Voice Impossible”, lavoro ambizioso e originale che riassume gran parte della sua carriera. Sono poi stati pubblicati “Master Poets” (con una serie di prestigiose cover, da Jimi Hendrix a Tom Waits) e un “The Best”. Lo abbiamo raggiunto telefonicamente nella sua casa vicino Cremona per farci raccontare meglio la sua magica esperienza nel rock dei 70’s.
Com’è nata la passione del rock per uno che come te viene da una tranquilla ed elegante cittadina come Cremona?
“Ci sono due fattori. Il primo è quella che chiamo la “teoria del fratello maggiore” perchè una volta era piu’ facile venire a contatto con la musica attraverso la collezione di dischi del fratello maggiore che non con la radio o la tv come avviene oggi (chi ha visto “Quasi Famosi” capirà di cosa parla n.d.r.). Questo è quello che è accaduto a me. A sedici anni ho poi vinto una borsa di studio e mi sono trasferito per una anno in Texas e lì ho conosciuto da vicino la cultura del rock e ho visto come ha influenzato buona parte del nostra musica.”
La tua prima band sono stati i parmensi Acqua Fragile con cui hai realizzato due interessanti albums. Come ricordi questa esperienza?
” All’inizio ci chiamavamo Gli Immortali e suonavamo prevalentemente cover di grandi band come Lucky Man di Emerson Lake e Palmer e altri pezzi di King Crimson e Gentle Giant, a cui abbiamo fatto poi da spalla nel tour italiano del 1973. Il fatto di venire da una cità di provincia come Parma ci ha penalizzato molto perchè il vero movimento discografico era nelle metropoli come Milano o Roma e noi eravamo tagliati fuori. Per fortuna la Premiata ci scelse come band di spalla e grazie al loro interesse arrivammo all’incisione del primo disco. Ti posso dire che la PFM, grazie ai loro incredibili shows, era un gruppo già leggendario ancora prima di incidere un disco o apparire su un solo giornale.
Ai loro concerti si creava un tam-tam vocale che si spargeva ovunque…”
Già da allora per il tuo stile vocale si parlava di nomi dal calibro di Peter Gabriel e Roger Chapman …
“La prima voce che in assoluto mi ha colpito è stata quella di Stevie Winwood quando cantava con lo Spencer Davis Group Gimme Some Lovin’. Indubbiamente Roger Chapman è stato un grande maestro e ho avuto il piacere di incontrarlo a Londra in un pub nei primi anni ottanta durante il suo compleanno. In quella occassione, forse dall’emozione, gli versai dello champagne addosso…”
Si dice che prima di te la PFM contattò anche il compianto Ivan Graziani…
” Esatto ma la cosa non andò in porto per impegni personali. Io fui chiamato a Milano all’ultimo momento, poco prima dell’incisione di Chocolate Kings.Poi partii per un tour indimenticabile tra Giappone, Canada e States. Ogni sera il calore della gente era tale che ti portavano omaggi floreali o altre cose nei camerini. E il fatto di vedere tra il pubblico musicisti come i Chicago o Al Kooper ti riempiva di orgoglio….”
Nel testo di Chocolate Kings al’inizio si legge “Quando sono nato loro vennero a liberarci/ a curare le nostre ferite di battaglia/ con le foto della grande, grassa mamma/ i re di cioccolata arrivarono…” A cosa vi riferivate?
“Quelle parole sono legate al periodo in cui le truppe alleate arrivarono nelle nostre città e i soldati americani lanciavano barrette di cioccolata dai carriarmati in segno di benvenuto.Come sai ci fu una polemica antiamericana legata all’album nata dopo la partecipazione della PFM a Roma ad un concerto per le minoranze etiche tra cui anche l’OLP (ma non solo). Poi comparvero titoli come “PFM supports OLP” che furono male interpretati dai discografici statunitensi.”
E’ vero che per tradurre i testi in inglese di Passpartù fu contatto additrittura Frank Zappa?
” Se ben ricordo Franz Di Cioccio andò a trovarlo a Los Angeles per chiedere di curare la produzione dell’album ma chiaramente Zappa era un artista pieno di impegni e la band non voleva perdere tempo per registrare il disco. Peccato…”
Quando fu il tuo ultimo concerto con la Premiata?
” Fu durante l’enorme tributo alla scomparsa di Demetrio Stratos all’Arena Civica di Milano. Era l’estate del 1979 e da diversi mesi avevo ufficiosamente lasciato il gruppo ma quella sera fu davvero l’ultima volta con loro. Non esisteva ormai piu’ nessuna intesa tanto che eseguirono prevalentemente pezzi strumentali o cantati da Franz Di Cioccio…”
Mi hai detto che molti considerano la tua carriera finita in quel momento invece…
” Invece proprio nel 79 publicai il mio prima lavoro solista KO e poi mi trasferii a Londra nei primi anni ottanta realizzando altri dischi e utilizzando musicisti come l’ex Jethro Tull Clive Bunker e Ian Carr. Ho collaborato con Ivano Fossati a Ventilazione creando dei particolari suoni elettronici (non freddi ma anzi caldi) che purtroppo Fossati non ha utilizzato per non snaturare la natura del suo sound. Negli ultimi anni ho lavorato in teatro in opere come Porgy &Bess, West Side Story e soprattutto
Mister O, musical jazz di Giorgio Gaslini ispirato all’Otello di Shakespeare. Negli utlimi anni collaboro attivamente con il Teatro Arsenale di Milano dove ho scritto le musiche per due spettacoli scritti da William Burroughs, Mr. Burroughs. Mr Bladerunner e Kaddish, una piece scritta da Allen Ginsberg in memoria di sua madre che vede sulla scena solo due protagonisti, il poeta e sua madre.”
Nel 1998 hai pubblicato un disco molto ambizioso come “I Sing The Voice Impossible” per la MP Records (www.mprecords.it) con sonorità elettroniche, pop e progressive che purtroppo ha avuto una diffusione molto limitata…
“Esatto, ed è un peccato perchè è stato un lavoro molto ambizioso che mi è costato quasi tre anni di lavoro. Tra l’altro lì c’è un brano che ricordo aver scritto a casa di Maurio Pagani ai tempi della PFM, Simple As The Weather. Ho sviluppato tra i brani l’utilizzo di una mia invenzione il Glovox, ovvero un guanto (in inglese glove) con dei sensori che avvicinati alla gola emettono dei particolari impulsi in tempo reale.”