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Il popolo dell’erba, e si sa bene di che erba si tratti. Un altro gruppo che ha dedicato ogni sforzo alla celebrazione della ganja (wida, maria, tical, chronic…) sono i Cypress Hill. Ma per loro era meno delicato. Missà che in Francia ti arrestano se solo affermi di farne uso… Poi, il rap ha un altra capacità di gestire il messaggio. “Triplezéro” invece è un album di musica elettronica. Due dj sulla piazza da un bel po’, alla prima uscita di qualche peso fuori casa. La tradizione francese ai suoni sintetici è una garanzia, ma impone il confronto. Tra gli stimati cittadini di Kalporz figurano le superstar Daft Punk, e qualche buon outsider. I Troublemakers, per esempio. Le Peuple de l’Herbe insomma hanno di che misurarsi. Ahi loro…
Rispetto ai conterranei forse trafficano più con l’hip hop. Sono dj, sia chiaro, e compongono musica. La formazione non prevede mc, e i loro pezzi non sono certo basi rap. Il modo di trattare i campioni jazz però ricorda molte produzioni recenti. I Lone Catalyst di J. Rawls per dirne una. Anyway, trattasi di elettronica. Di elettronica di buona qualità, con qualche falla… Del “P.H. Theme” gira un bel video su Mtv. E’ orecchiabile e carino, e abbastanza rappresentativo. “Reggaematic” è l’altra anima del disco. C’è qualche sprazzo di black music in questo “Triplezéro”. La dj culture poi fa presenza nelle ultime tre tracce. Tre remix che provengono dal passato della band, il momento più dance del disco. Ma stavamo parlando delle magagne. Il fatto è che di buone idee “Triplezéro” ne mostra molte. Lo sviluppo invece claudica. Povertà compositiva, diciamo, che poi non è un male terribile. Peggio sarebbe stata la povertà espressiva, lì non ti salva nessuno. I Peuple de l’Herbe allora non sono dei virtuosi, ma si intravede della creatività. Tutto in potenza, con qualche buona prova per scommettere nel loro futuro. “Triplezéro”, comunque, resta un buon debutto in società.