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L’esordio solista dell’ex bassista dei Police si rivela lontano anni luce da tutte le cose fatte insieme ai vecchi compagni d’avventura; l’album è infatti immerso in una generale atmosfera jazzata, leggera e godibile, la quale sembra recuperare vecchie passioni dell’artista mai sopite (il primo gruppo di Sting, i Last Exit, era proprio una jazz band).
Ad aiutarlo in questa nuova fase della sua carriera troviamo partners d’eccezione: uno su tutti, Brandford Marsalis, affermatissimo sassofonista. E poi Omar Hakim alla batteria e Darryl Jones al basso (l’uomo che avrebbe sostituito Bill Wyman negli Stones…). Facile prevedere sonorità molto lievi ed aeree, frutto della superiore tecnica degli strumentisti; esempio lampante di questa trasformazione è “Shadows In the Rain”, vecchio pezzo dei Police completamente stravolto e riammodernato.
Per quanto riguarda gli hits, un’ovvietà parlando di Sting, eccoveli qua: “If You Love Somebody Set Them Fee” (bellissimo soul, con un testo che contraddice le tematiche claustrofobiche di “Every Breath You Take”), “Russians” (c’era ancora la Guerra Fredda e qualche russo buono…), “Love Is the 7th Wave” (reggae un po’ troppo leggerino). Da aggiungere ai successi menzionati le due perle del disco: “Children’s Crusade”, meravigliosa ballad e la demodé “Moon Over Bourbon Street”, notturna, jazzy e classiccheggiante allo stesso tempo, davvero di un’altra categoria.