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Niente di nuovo sotto il sole, anche se si tratta di un sole alto, splendente, forse eccessivamente allegro. I Cranberries, dopo centinaia di crisi e un successo che avanza a singhiozzi, tornano con questo “Wake Up And Smell The Coffee”, disco assolutamente coerente in sé e con una personalità ben definita. Esso infatti rappresenta fedelmente ciò che il gruppo di Dolores O’Riordan effettivamente è.
La rabbia e la grinta (e, non dimentichiamolo, l’originalità) che ci avevano fatto amare i Cranberries di “Zombie” vengono riposte in un romito cassetto, ed estratte all’occorrenza tanto per dare un po’ di tono al tutto. Il disco infatti è una buona collezione di canzoncine allegre, spensierate, in certi casi dolci e melliflue, magari da cantare insieme agli amici in mezzo ad un prato. Le tonalità maggiori si sprecano, dando ai brani un respiro vasto quanto un campo di fiori. Sopra tutto questo quadro idilliaco troviamo la sempre affascinante voce della O’Riordan, non più spinta verso fraseggi insoliti e particolari, ma attraversata costantemente da un’onda calda e rasserenante. I brani ovviamente poggiano come un peso morto esclusivamente sulla linea vocale della O’Riordan che si diverte (come da un bel po’ di tempo a questa parte) a giocare fino all’esasperazione sulle ripetizioni di parole o frasi intere, trasformando i ritornelli in autentiche filastrocche.
Un esempio tipico di questo stile ormai inconfondibile è il primo singolo tratto da questo album, “Analyze”, brano estremamente melodico e solare, in cui la rigida strofa/filastrocca viene controbilanciata dal fraseggio liberatorio del ritornello. La voglia di sorridere continua con numerose altre canzoni che compongono il disco, come “Every Morning”, dalle atmosfere ovattate alla Belle & Sebastian, “I Really Hope”, “Never Grow Old”, e “Do you Know”, dal travolgente “strumming” alla Pete Townshend.
Ma ad onor del vero non mancano nemmeno i momenti più “hard”, in cui i Cranberries rispolverano il distorsore (mai eccessivamente ingombrante) e risollevano temporaneamente il livello energetico del disco. Così troviamo brani come “This Is The Day”, o la titletrack che, nonostante il titolo rassicurante, presenta un’atmosfera tesa e piuttosto cupa, riprendendo palesemente la falsariga di “Promises”, singolo tratto dal precedente “Bury The Hatchet”; la ritmica del riff di chitarra è praticamente identica.
Puntualmente scende il velo di malinconia, una malinconia mai spinta all’eccesso, comunque sempre temperata dalla voce rassicurante e materna di Dolores. “Dying Inside”, “Carry On”, “Pretty Eyes” sono canzoni dolci ma mai intense, perfette per accompagnare i primi pianti d’amore di una teenager.
E forse proprio ad un pubblico di teenager è rivolto questo “Wake Up And Smell The Coffee”, che colloca i Cranberries in quel filone di pop rock piuttosto facile ma sempre efficace. La noia potrebbe essere il loro unico nemico.