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Il nono album della band newyorchese mostra una completa maturità raggiunta. Nati con un’attitudine punk totale e senza sfumature, i Fugazi hanno saputo gestire un materiale via via sempre più eterogeneo, filtrando la propria musica attraverso i canoni del noise dei sempre presenti Sonic Youth – veri e propri padri fondatori del new rock in America -, adagiando i propri suoni sull’onda di gruppi come i Blonde Redhead – di cui Guy Picciotto è produttore e chioccia – e gli Shellac, sopravvivendo senza mai svendersi alla mitologia grunge derivata dall’elevazione al grado di “fondatori della musica alternativa” dei Nirvana (ma quanto devono i Nirvana ai Sonic Youth, ai Pixies e agli Husker Du?).
“Argument” è un album vitale, energico, elettrizzante, basato come al solito sul fondersi dei riffs di chitarra e sulle ritmiche sincopate della batteria. In quest’album poi i brani sono cantati a rotazione da tutti i componenti, novità rispetto al passato. Si mettono subito in buona evidenza l’intro disturbante nella sua profondità quasi orientaleggiante, la rumorosa “Full Disclosure” dove si evidenzia la matrice punk della loro musica per sfociare in un ritornello che ricorda sia la cadenza vocale di Amedeo Pace sia il pop beffardo dei Pixies, la dura “Epic Problem” (Congratulations. Stop. Wish I could be there. Stop), la splendida “Life and Limb” dall’incedere chiaramente debitore dei Sonic Youth a partire dalla batteria, dagli intrecci di chitarra fino ad arrivare alla voce di Bridget Cross, ospite del gruppo. Suite suadente e avvolgente che precede la distorsione e le dissonanze di “The Kill”, dove i Fugazi cantano il loro disprezzo verso il moralismo e il patriottismo degli statunitensi, disprezzo che li ha spinti a rifugiarsi in Francia, loro nuova patria. Improvvisa nella sua dolcezza e nella sua calma disturbata irrompe “Strangelight”, veramente una luce inaspettata, ennesimo colpo di coda di un gruppo che ha voglia di dimostrarsi al di fuori di qualsiasi facile schematismo. Più classica è “Oh”, affidata quasi interamente ad un giro di basso notevole e al rumore delle chitarre. “Ex-spectator” è aperta da un lungo assolo di batteria, “Nightshop” da uno splendido riff di chitarra al quale si aggiungono batteria, basso e la voce filtrata attraverso un megafono.
“Argument” è la summa di quanto già sentito, di quanto già ammirato, ed è senza dubbio frutto delle molteplici collaborazioni con i Blonde Redhead, collaborazioni che stanno producendo straordinari frutti in entrambe le band. Collaborazioni che spero non si interrompano.