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Pressoché sconosciuto in Italia, Tiersen si è già guadagnato recensioni entusiastiche ed un folto pubblico di appassionati nella natia Francia. Bretone di Brest, egli è attivo nel mercato discografico da più di un lustro, tanto che “L’absente” risulta essere il quinto album a suo nome. Compositore e polistrumentista (si farebbe prima a dire quello che non suona), Yann propone un’affascinante miscela sonora: romantiche melodie che pescano nella grande tradizione dell’accordéon transalpino si fondono ad un’inesausta vena etnica, che abbraccia i territori di Bretagna fino ai Balcani. L’uso di strumenti “infantili” – carillon, toy piano, gli stessi vibrafono e mandolino – fa sì che l’opera sprigioni calore e malinconia, ed alcune atmosfere circensi evocano Nino Rota. A fare da contraltare a questi lati emotivi, l’impianto dei pezzi è molto geometrico, debitore della lezione di Michael Nyman e dei classicismi del Diciottesimo Secolo.
Non a caso abbiamo citato Rota e Nyman, famosi compositori contemporanei giunti alla vera fama grazie ad importantissime colonne sonore. Lo stesso stampo cinematografico della loro musica lo ritroviamo ne “L’absente” ed in tutte le precedenti realizzazioni di Tiersen, il quale, come gli altri due, si fa conoscere ad un pubblico più vasto attraverso le soundtracks, nel suo caso il pluripremiato “La vie revée des anges” e l’attesissimo “Le fabuleux destin d’Amélie Poulain”.
Per la realizzazione dell’album, l’artista si è circondato di personalità molto forti quanto fidate. Lisa Germano presta la sua voce fragile e conturbante alle due ballate “La parade” e “Le meridien”, entrambe con testo in inglese, assai riuscite, specialmente la prima. Le Tetes Raides al completo sono presenti nell’incalzante “Le jour d’avant” e ne “La lettre d’explication”, forse l’episodio meno riuscito del disco. Bellissima, come una favola musicale, l’opening track, uno strumentale che ci immerge repentinamente nelle tematiche care all’autore. L’intensa “Bagatelle” ci prepara alla straordinaria parte centrale del lavoro, dove “Les jours tristes”, “L’echec” e “Qu’en reste-t.il?” corrispondono ad altrettanti momenti memorabili. La prima è scritta a quattro mani con Neil Hannon dei Divine Comedy, il quale offre anche la sua voce inimitabile ad una canzone che è un instant classic. I due hanno molti punti artistici in comune, si stimano reciprocamente, e se non ci fossero seri dubbi sulla loro convivenza caratteriale potremmo assistere ad altre future meraviglie. “L’echec” è un duetto un po’ à la Gainsbourg/Birkin, dove il primo è interpretato dallo stesso Tiersen, mentre l’attrice belga Natacha Régnier (una delle due pluripremiate protagoniste de “La vie revée des anges”) presta il suo timbro esile e sexy alla protagonista femminile: due non cantanti per un pezzo che si dipana tenero, intimo, pudicamente struggente. Infine, “Qu’en reste-t-il?”, il ritorno nei territori del Finistère bretone, una grande dimostrazione di tecnica strumentale al servizio di un’atmosfera arcana, magica, come nei momenti migliori di un famoso conterraneo, Alan Stivell.