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Eccola la memoria come arriva a disturbare i sonni quieti. Eccola, a tre anni di distanza, quando forse non c’è più neanche la voglia del rimpianto. Eccola che scuote con genovese stretto i fasci di luce della camera. Improvvisa, è tornata la memoria, la memoria del lutto, della sensazione di vuoto.
De Andrè se ne andò così, per una malattia talmente lunga da cogliere tutti di sorpresa, e non lasciò il tempo di accorgersi della perdita. Poi, ecco compilation, antologie, raccolte postume…e poco alla volta la mente si assuefà e trasforma la perdita in desiderio di materialità: avere tutto, possedere tutto! Ma ora torna la veglia, e gli applausi che accompagnano il suo saluto dal palco costringono a sgranare gli occhi di fronte alla realtà nuda: il poeta è scomparso.
E così si mescolano le frasi e scopro che “ogni tre ami c’è una stella marina”. Ma non l’ho sempre saputo? Forse avevo sempre sentito senza ascoltare veramente, forse…si arriverà alla discussione suprema, ai vari “secondo me era meglio quella là”, “e che fine ha fatto quell’altra?”, ma è poi così importante? Si, grande importanza viene data ad “Anime salve”, al lavoro a quattro mani con Ivano Fossati, ma non è giusto? Ogni artista che si rispetti nelle tournée cerca sempre di promuovere il figlio più piccolo.
E non si pensi che questo sia il testamento di De Andrè! Come può esistere il testamento di un uomo che ha passato la vita a regalare i suoi gioielli con così poco senso del possesso? Io sono l’ufficiale testamentario della sua musica, chiunque ne è l’ufficiale testamentario. Semplicemente perché la sua musica fa da sempre parte dei cromosomi della mia esistenza, e ascoltare la sua voce profonda e penetrante scandire “Fiume Sand Creek” mi trasporta oltre le nuvole, oltre le mulattiere di mare, anima finalmente salva. Senza alcun bisogno di cedere nulla al denaro, all’amore o al cielo, portatore con sicurezza di una buona novella.
Fabrizio De Andrè ora, in questo momento, è vivo, è in camera mia, suona la chitarra con calma e con quello sguardo che ha visto tutto. E mi guarda, perché tutti moriamo a stento… è così difficile morire che nessuno vuole esserne consapevole. Nessuno.