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Il tango è un pensiero triste che si balla. Forse Astor Piazzola all’epoca non si rendeva conto di quanto questa sua famosa definizione della danza argentina più famosa nel mondo sarebbe stata così attuale anche nel ventunesimo secolo. Che il tango si sarebbe continuato a ballare nelle milongas di tutto il mondo certo lo poteva anche prevedere; forse mai si sarebbe immaginato che le note del suo bandonenon avrebbero invaso i “lounge club” più esclusivi del pianeta. Questa sapiente operazione di “sdoganamento” la si deve ai Gotan Project, eclettica compagine di dj dal cuore di musicisti (e viceversa) non nuova a questo tipo di esperimenti. Infatti, Philippe Cohen Solal e Cristoph H: Müller, membri fondatori dei Gotan Project, avevano già praticato la strada della contaminazione con il progetto Boyz From Brazil, interessante incontro fra le ritmiche latinoamericane e l’elettronica.
Con “La Revancha Del Tango” si rimane nel subcontinente sudamericano, più precisamente nella tormentata Argentina, terra in cui le passioni personali si intrecciano con il fervore politico. Da questa alchimia scaturisce la struggente intensità e la malinconica decadenza del tango, emozioni che i Gotan Project riescono a riportare fedelmente in questo disco, se non addirittura ad amplificare grazie a dei sapienti innesti di ritmiche “downtempo” e “lounge”. Come se i Massive Attack si mettessero a suonare il bandoneon.
Non di sola drum machine vive quindi il cuore dei Gotan Project; il gruppo si compone anche di ottimi musicisti, come il violinista Eduardo Makaroff e il pianista Gustavo Beytelmann (esiliato dall’Argentina all’epoca della dittatura). Dall’incontro tra l’anima “acustica” e quella elettronica nascono brani originali che inevitabilmente strizzano l’occhio alla tradizione, Piazzolla in primis. “Queremos Paz”, “Epoca”, “El Capitalismo Foraneo” sono tracce solcate da un’ineffabile malinconia, in cui le note del bandoneon si perdono in mille riverberi, rimbalzando come gocce sopra un sintetizzatore. Nel groviglio di strumenti acustici e batterie elettroniche si insinua la voce sanguigna di Cristina Vilallonga, che interpreta brani tradizionali e originali con la medesima intensità e classe. Le sue parole sfiorano e passano dall’intimità di un amore finito alla rabbia per una libertà sfregiata.
Non mancano certo momenti più solari; in “Triptico” i nostri tradiscono il loro vecchio amore per i ritmi latinoamericani, attraversati da cavalcate di bandoneon e pianoforte.
Quando i Gotan Project si confrontano con i classici, ciò che si avverte maggiormente è il rispetto per maestri indiscussi della melodia. In “Last Tango In Paris”, classico di Gato Barbieri tratto dalla colonna sonora dell’omonimo film, non c’è alcun tentativo di stravolgimento; al contrario, il tema viene fatto risaltare in tutto il suo splendore, cullato da un ritmo “downbeat” ammaliante. La stessa formula vale per “Vuelvo Al Sur”, struggente capolavoro di Astor Piazzolla; una chitarra classica indugia e si ostina a titillare l’armonia portante del brano, accompagnata da un bandoneon divagante e da leggere percussioni echeggianti, per poi raggiungere il tema vero e proprio interpretato magistralmente dalla Vilallonga.
Decisamente un esperimento ben riuscito che, al di là degli intenti artistici, certamente allarga i confini della musica elettronica, riempiendola di contenuti forti che vanno ben oltre il semplice intrattenimento spensierato.