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Considerato il guru dell’area di Chicago, fondatore e padre spirituale del cosiddetto “post-rock”, movimento sorto all’inizio degli anni ’90 e che ha potuto contare su gruppi come Tortoise, Chicago 2018, Gastr del Sol (il gruppo di Jim O’Rourke), The Sea and Cake, Isotope 217 – in Italia si è assistito all’avvicinamento a queste sonorità con i Six Minute War Madness – Jim O’Rourke torna alla carica.
E la carriera musicale di O’Rourke riparte dai Sonic Youth: diventa il quinto elemento fisso dello storico quartetto newyorchese. Sarebbe quindi logico aspettarsi da “Insignificance” distorsioni all’estremo livello, feedback impazziti, ruvidi accordi rock, caustici intrecci chitarristici…ebbene, nulla di tutto questo, o almeno, nulla di così estremo.
Dimostrando un’intelligenza sinceramente mai messa in dubbio e una genialità folle che porta il prodotto al di fuori di qualsiasi schema predefinito, Jim O’Rourke (accompagnato da sette musicisti che spaziano musicalmente dalla batteria al sassofono all’armonica a bocca) presenta un soffice accompagnamento per serate uggiose, porge al suo uditorio – ristretto purtroppo, ma si sa, le perle spesso rimangono nascoste – un piccolo pugno di canzoni pervase da un’aria calma, rarefatta e vagamente rock. Le matrici culturali dell’autore sono presenti e sono inconfutabili, ma O’Rourke le dilata, le strania, le arricchisce di volta in volta di svolte inaspettate, le cura e le ricuce. Quasi un’opera di cesello, a completamento di un percorso intrapreso ormai da anni. Le canzoni sono talmente compatte e omogenee che risulta arduo e fondamentalmente ingiusto anteporne una alle altre, anche se brani come “Therefore, I am” e “All downhill from here” sono veramente indimenticabili.
Forse non sorprendente come il celebre “Eureka” ma altrettanto intelligente e ricco. Si aspetta conferma dal nuovo album dei Sonic Youth: l’ultima tournée effettuata (il concerto magico all’anfiteatro di Ostia Antica) e il semisconosciuto EP “Invito al cielo” del 1998 fanno pensare in grande. Speriamo.