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“LE PROVENIENZE DELL’AMORE
(Vita, more e postmortem di Nick Drake
misconosciuto cantautore inglese, molto sexy)”
di Stefano Pistolini
(1998, Fazi)
recensione di Chiara
“Ciò che questo libro non vuole essere, è una biografia canonica di Nick Drake” questo ci confida Stefano Pistolini parlando della sua opera.
E in effetti questo libro inizia col racconto dell’adolescenza negli anni’70 dell’autore, fervente innamorato (come tutti i suoi coetanei di allora) di Londra e della sua scena musicale, che per i giovani diviene un punto di riferimento, il luogo dell’emancipazione, la città dalla quale non si può prescindere per crescere. Perché Milano appare troppo provinciale, “calza stretta” fronte alla voglia di sentirsi parte del mondo… e Londra negli anni ’70 era il mondo: città non ancora multirazziale, fatta di piccoli pub e dei primi ostelli, dove le sigarette si fanno con le cartine Ritzla ancora sconosciute in Italia, dove pullulano i locali ove poter ascoltare musica dal vivo senza spendere un penny.
Età magica quella dei 18 anni, quando i giovani cercano di mettere ordine nelle proprie emozioni e la musica diviene l’amica del cuore, colei che tutto capisce e condivide. E allora quando incappi in un cantante che ti sembra ti conosca da sempre, te ne innamori alla follia. Ciò che l’autore prova nei confronti di Nick Drake è proprio questo: una specie di comunione di spiriti , la traduzione esatta di ciò che prova, il suo alter ego musicale, vale a dire ciò che lui stesso avrebbe scritto e cantato se ne avesse avuto le doti. E a questo punto l’autobiografia dell’adolescenza di Stefano Pistolini si incrocia con la biografia di Nick Drake. Una biografia che oltre ad informarci sugli avvenimenti della vita del cantautore cerca di spiegare anche i perché di quel disagio che lo ha portato fino alla scelta estrema del suicidio. Nel libro c’è infatti l’analisi dell’angoscia di Nick Drake, autore di tre dischi sfortunati, vuoi per il momento in cui furono pubblicati e che li costrinse a passare quasi inosservati (ad esempio il primo album, “Five Leaves Left“, che esce quasi in contemporanea a “Beggars Banquet” dei Rolling Stones e al “White Album” beatlesiano), vuoi per l’incapacità di Nick di prestarsi a qualsiasi forma di promozione commerciale. Tre grandi insuccessi poi esplosi dopo il suo suicidio (Il libro indaga anche quel procedimento per cui quando un cantante muore diviene una specie di entità spirituale, condivisa dai fan che ne tengono viva la memoria ingigantendola e rielaborandola continuamente, facendola esplodere anche a livello commerciale).
Ma quali sono state le cause del gesto estremo di Nick?
Forse proprio l’esperienza della dissociazione dalla realtà, la situazione di estraneità rispetto al mondo in cui vivi e all’interno del quale non riesci a comunicare. Le sue canzoni volevano essere lettere aperte ai suoi coetanei, volevano essere un modo di confessarsi, di farsi capire, di spiegarsi; ma furono apprezzate solo da pochi critici e dai suoi amici musicisti, non dalla folla verso la quale Nick si sentiva attratto ma che era incapace di affrontare. E cosa succede allora quando la tua sola maniera di esprimerti è la musica e questa musica non viene capita? Uno spirito così particolare e sensibile come quello di Nick Drake probabilmente non vide altra soluzione, e si tolse la vita con una overdose di sonniferi dopo aver inciso “Pink Moon“, da molti considerato il suo testamento musicale.
Se nulla si può appuntare alla parte biografica del libro ricca di dettagli, interviste, di analisi dei testi delle canzoni, è l’ultima parte dell’opera la più opinabile. Sono eccessive le ipotesi di Pistolini su una eventuale morte solo inscenata dal giovane cantautore per potersi costruire una nuova vita: di quanto potrà mai allungarsi ancora la lista degli artisti che crediamo morti e che invece pare vivano chissà dove?! Elvis Presley e Jim Morrison non sono già sufficienti?! Inoltre, forse, ciò che manca, e che un fan di Nick Drake o una persona che si avvicina alla sua opera per la prima volta dovrebbe invece trovare, sono gli eredi di Nick. Ci dice Pistolini che Nick è stato fonte di ispirazione per i Blur, gli Oasis, i Verve, i R.E.M. ma è pur vero che non tutta la musica di questi gruppi è direttamente riconducibile a Nick Drake, ed è altresì vero che essersi ispirati ad un cantante non vuol dire esserne gli eredi. Se è vero che negli anni ’90 c’è stata una riscoperta di Nick, si dovrebbe capire più agevolmente grazie a chi è avvenuto tutto questo. Almeno una citazione a Belle & Sebastian andava fatta.
In ogni caso “Le Provenienze dell’amore” rappresenta una buona occasione per avvicinarsi o per approfondire la conoscenza del timido cantautore di Tanworth-In-Arden.
(10 gennaio 2002)