Tra le copertine più inquietanti degli ultimi anni, non esiterei ad inserire questo muso di pecora trapiantato in un corpo di San Bernardo, quasi una premonizione di un futuro che è già presente in molti laboratori scientifici. L’inquietudine aumenta scorrendo il libretto interno, con i suoi ulteriori bizzarri incroci animali ed una foto dei quattro componenti del gruppo assieme ad un’anziana signora: il quadretto è da fine ‘800, e non si può fare a meno di pensare a certe atmosfere alla Edgar Allan Poe.
I quattro alquanto sinistri signori si chiamano James Ford, Alex MacNaughton, Jason Shaw e Simon Lord, in breve, Simian. “Chemistry is what we are” è il loro album d’esordio, anticipato da un EP chiamato “Watch it glow”. Dall’attacco di “Drop and roll” si intuisce subito che il contenuto non sarà molto diverso dal packaging: la canzone è misteriosamente arcana, una nenia che non sembra provenire da questo pianeta. Le voci sono sottili, falsamente angeliche, anzi, paiono celare qualcosa di diabolico, di terribile. L’unica cosa piacevole è che il pezzo è semplicemente splendido, originale, avvolgente, una vera sirena che con il suo canto attira per poi sbranarti…
Autosuggestione a parte, è interessante vedere quali possono essere i riferimenti artistici di questo strambo ensemble britannico. La vena di sperimentazione presente nel disco ricorda qualcosa di vecchie bands degli anni ’60, in particolar modo i Silver Apples e gli United States of America, mentre si riscontrano affinità col contemporaneo Luke Vibert e soprattutto con quei sacri matti della Beta Band. “Tree in a corner” sembra presa di peso dalla raccolta di EP’s del quartetto scozzese ed in generale l’importantissima parte elettronica è trattata con sublime understatement, altro carattere fondamentale della BB. Eccellente inoltre la cura per cori e controcori, spesso usati come trave portante di intere composizioni (lo space jazz “Doba”) o comunque fondamentali nell’economia emotiva della trama sonora (la citata opening track o anche il primo singolo, “The wisp”). A proposito di singoli, “One dimension” è il nuovo estratto, meritatamente, perché è la traccia più orecchiabile e brillante dell’album (insieme a “Mr.Crow”, dall’incedere rock!) e perché fa sorgere paragoni con campioni del pop di ogni tempo quali Beach Boys e Beatles.
Dunque, “la chimica è ciò che i Simian sono”, un riuscitissimo esempio di innesti in un corpo musicale che non sembra dare segni di rigetto e che anzi appare già come una creatura autonoma ed indipendente. Largo quindi alle idee di James, Alex, Jason e Simon, sempre che non si mettano a girare con quel cane-pecora al guinzaglio…