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Il film di Jean-Pierre Jeunet esce oggi (25 gennaio ’02) nelle nostre sale, dopo aver mietuto allori a non finire in Francia ed in altri paesi europei, fino a candidarsi come miglior film straniero ai prossimi Oscar. Piccola osservazione: i nostri alacri traduttori (di sicuro attivati da acuti produttori) hanno trovato il modo di snaturarne il titolo originale, sostituendo “mondo” a “destin”. Che il mondo faccia più marketing del destino? In ogni caso il film è davvero bello e poetico, lieve ed insieme profondo, come sanno fare i francesi quando sono al meglio delle loro potenzialità cine-letterarie.
Ed a giusto corollario di un impianto filmico-narrativo di alto profilo, una colonna sonora meravigliosa, toccante, un invisibile vestito che aderisce sinuosamente a luoghi e situazioni, azioni ed espressioni. Per svolgere al meglio questo compito di pittura musicale è stato chiamato Yann Tiersen, geniale e visionario compositore bretone che dalla metà degli anni ’90 regala opere di grande coerenza stilistica e di straripante qualità melodica.
“Amélie…” diventa così anche un’occasione unica per conoscere la portata artistica di Tiersen, magari acquistando una soundtrack che è anche una piccola e preziosa antologia dell’autore. Essa presenta pezzi che vanno dall’ormai lontano “La valse des monstres” del 1995 (la title track e “Le banquet”), al già più maturo “Rue des cascades” dell’anno seguente (“J’y suis jamais allé”, “Pas si simple” e “Soir de fete”), per arrivare ai due capolavori, “Le Phare” (1997) e “L’absente” (2001). Da questi straordinari lavori possiamo ascoltare gemme come “La noyée” (un Nyman valzer, per così dire), abbandonarci alla rarefatta classicità de “La dispute” e di “Sur le fil”, malinconiche come un qualsiasi Cap de Bretagne battuto da acqua e vento, espressione di lande e brughiere desolate, dove da qualche parte però si nasconde la vita, e la passione dirompente.
Appositamente per il film, Yann ha composto alcune nuove tracce, tra le quali brillano “La valse d’Amélie” (proposta in tre diverse e sempre emozionanti versioni), la descrizione di uno di quei noiosi pomeriggi d’estate destinati ad essere immediatamente rimpianti nell’autunno successivo (“Comptine d’un autre été: l’après midi”), la versione strumentale di quel magico momento lirico che è “Les jours tristes” (interpretata ne “L’absente” da un ispirato Neil Hannon dei Divine Comedy), lo spensierato suono dell’accordéon ne “L’autre valse d’Amélie”, un semplice motivetto che potrebbe fare prendere il primo treno per Parigi, solo andata. Due vecchi standards anni ’30 (“Guilty” e “Si tu n’étais pas là (Fréhel)”) sono gli unici pezzi non appartenenti al compositore transalpino, peraltro ben inseriti nel contesto.
Vi invitiamo quindi a non perdere la visione di “Le fabuleux destin d’Amélie Poulain”. E’ uno dei film più belli dell’anno e la sua colonna sonora meriterebbe davvero l’Oscar.