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Prima puntata. 1998: dopo una manciata di interessanti ed apprezzati e.p. gli Embrace debuttano con “The good will out”, raggiungendo subito la vetta delle classifiche inglesi. La band dei fratelli McNamara è la nuova sensazione del pop britannico, anche a dispetto di una certa mancanza di elementi innovativi: il loro guitar pop è piuttosto classico e segue la scia di Oasis e compagnia, ma la qualità è indiscutibilmente alta, e brani come la title-track e “All you good good people” non possono fare a meno di stregare.
Seconda puntata. 2000: esce il secondo lp, “Drawn from memory”. Gli Embrace avrebbero potuto vivere di rendita dopo le milioni di copie vendute, ma evitano di proporre una replica di “The good will out” e sorprendono con un lavoro slegato dagli schemi del brit pop, con un uso intelligente di archi e fiati e di atmosfere northern-soul. Naturalmente i riscontri in termini di copie vendute sono inferiori a quelli dell’esordio, ma questo non inficia il giudizio positivo.
A fine 2001 esce infine quello che gli inglesi chiamano difficult third album, ma chi si aspettava un altro salto di qualità rimane purtroppo deluso. “If you’ve never been” è infatti un album ben suonato, ma privo quelle di canzoni in grado di fare la differenza. Quasi tutte si basano sulla chitarra acustica, tanto che in più momenti affiora una decisa noia, e solo due tracce, “It’s gonna take time” e “If you’ve never been in love with anything”, hanno un ritmo leggermente più accentuato tanto da risultare le più convincenti del lotto. Le altre sono ballads dignitose ma niente più, sorrette dalla bella voce di Danny McNamara ma penalizzate da un certo manierismo che non si vorrebbe notare in una band ancora giovane. Qualcuno dice che questo è un album che si apprezza ascoltandolo ad alto volume in cuffia, sarà, ma di certo non rappresenta il picco creativo della band di Huddersfield.