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A quattro anni di distanza dal suo secondo album, Alanis Morissette è tornata con un nuovo lavoro discografico. Nel frattempo, abbiamo ugualmente sentito parlare di lei: la sua interpretazione di Dio nel film “Dogma” diretto da Kevin Smith (“Clerks”, fra gli altri) ha fatto parlare un po’ tutti.
Ad essere proprio sinceri, un primo ascolto non lascia certo entusiasti: molte melodie sono già sentite, e nulla nell’album lascia prevedere le trovate musicali di “Jagged little pill” e nemmeno le sonorità più sperimentali e liriche di “Supposed former infatuation junkie”. Ma con un po’ di pazienza, e un ascolto più attento, si colgono dettagli che meritano di essere notati.
Innanzitutto i testi. Non a caso, la canzone che ha maggiormente solleticato i giornalisti (e le loro domande…ovvie) è “21 things I want in a lover”, una sorta di descrizione del principe azzurro contemporaneo, che invece di cavalcare un bianco destriero deve essere altruista, atletico (perché no?), non avere paura di amare e…curioso e comunicativo. Richieste da niente…
E “Utopia”, il brano che chiude simbolicamente l’album: “questa è un’utopia, la mia utopia, questo è il mio ideale, il mio obiettivo”.
Dal punto di vista musicale, “A man” esplora ritmi e sonorità insoliti, mentre “Utopia” crea atmosfere sognanti, con la voce accompagnata da una base ritmica piuttosto semplice.
Complessivamente, un album certamente non originale: forse, dopo il successo travolgente di “Jagged little pill”, seguito da un secondo album non certo all’altezza, ma sicuramente ispirato, ci si aspettava qualcosa di un po’ più convincente…e convinto.
In ogni caso, Alanis Morissette resta una musicista di talento. Speriamo che ritrovi la strada!