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Ci sono dischi che passano alla storia per un solo brano, un classico che entra nell’immaginario collettivo di una o più generazioni. Sicuramente “Layla” rientra in questa categoria, grazie anche al cinema e alle colonne sonore in cui è apparso (vedi “Quei Bravi Ragazzi” di Scorsese).
Ma sarebbe ingiusto ricordare il monumentale doppio album “Layla And Other Assorted Love Songs” solo per la celebre title-track. L’incontro tra due leggende della sei corde come Eric Clapton e Duane Allman da vita a un’opera unica, da molti considerata l’apice creativo di Clapton (autore dei brani originali) che a venticinque anni poteva vantare un passato con BluesBreakers, Yardbirds, Cream e Blind Faith. ll curriculum di Duane Allman, oltre agli Allman Brothers Band, si estendeva alla sua attività di session-man nei Muscle Shoals Sudios. Il loro incontro nasce per amicizia e stima reciproca, non certo per una operazione calcolata. Non a caso il nome scelto sembra quello di un anonimo gruppo rock’n’roll. In realtà cela un’avventura irripetibile.
I due si danno battaglia con lunghi assoli su poderosi blues (“Have You Ever Loved A Woman”, “Key To The Highway”), rendono omaggio a Jimi Hendrix (“Little Wing”), si lanciano in momenti struggenti (“Bell Bottom Blues”)o in accenni spagnoleggianti (“Why Does Love Got To Be So Sad?”). Per capire il genio di Eric Clapton basterebbe ascoltare la breve ballad acustica “I Am Yours”, ricca di invenzioni melodiche. La line-up dei Dominos era completata da Jim Gordon (batteria), Carl Radle (basso), Bill Withlock (organo, piano, chitarra acustica), onesti comprimari che davano un buon sostegno alle canzoni.
Tornando su “Layla”, la leggenda vuole sia ispirata a Pattie Boyd, la donna allora divisa tra “Slowhand” e il suo grande amico George Harrison. Amante del primo, moglie del secondo, Clapton descrive la canzone come “una storia d’amore accaduta un centinaio d’anni fa”. Il riff è memorabile mentre appare un po’ fuori luogo la lunga coda strumentale, dove il piano è suonato dal batterista Jim Gordon (nella versione Unplugged Clapton offrirà un’arrangiamento più lento e sensuale tagliando l’ultima parte).
Il destino ingrato ha voluto che i Derek And The Dominos avessero vita breve. Nell’ottobre del 1971 Duane Allman muore in un incidente motociclistico. Sconvolto da questa tragedia il chitarrista inglese sprofonda nella depressione e nella droga, meditando di abbandonare per sempre le scene. Ne uscirà nel 1973 grazie a un famoso concerto organizzato per lui da Pete Townshend al Rainbow Theatre.