Share This Article
Con questo disco la talentuosa folksinger americana tenta di avvicinarsi ad un pubblico più vasto e più ‘pop’, lo si percepisce fin dal primissimo ascolto. Rispetto al precedente “Spirit” gli arrangiamenti sono più moderni ed accattivanti, ci sono canzoni più divertenti e divertite. In generale si respira leggerezza, il che rende “This Way” gradevole all’ascolto riuscendo a non stravolgere o tradire la natura della cantante, frutto di un equilibrio molto particolare tra spiritualità, sensualità, forza d’animo e quel pizzico di civetteria che comunque non guasta. Da queste canzoni traspare quindi ancora una volta il fascino di Jewel Kilcher, un fascino che le ha permesso di farsi apprezzare già da molti soprattutto oltre oceano.
Eppure qualcosa in “This Way” non gira per il verso giusto. Se al primo ascolto risulta piacevole, al termine del secondo ci si rende conto che nessuna canzone o quasi ha lasciato il segno. Il disco, pur volendo palesemente essere fruibile, richiede invece un certo impegno per essere assimilato appieno. I fans accaniti della Jewel degli esordi potranno scegliere se sentirsi un po’ traditi dal suo strizzare l’occhio a leggerezza e modernità, o se apprezzare ancora una volta le doti comunque in evidenza della cantautrice. Chi non la conosce o ama già profondamente, invece, faticherà a distinguerla dalle tante altre brave colleghe – magari più abili di lei nel flirtare con le logiche radiofoniche – come Sheryl Crow, Sarah McLachlan, Joan Osborne, ecc.
L’ascoltatore non esperto e poco concentrato faticherà quindi a riconoscere in lei quella personalità forte e caratteristica che la differenzia da tutte le altre, personalità che forse risaltava meglio dagli album precedenti, anche se talvolta potevano suonare un po’ più pallosetti. “This Way” insomma manca un po’ il bersaglio, rischiando così di risultare poco significativo.
E’ uno di quei dischi in cui le canzoni andrebbero prese ed ascoltate una alla volta, e non tutte in successione dall’inizio alla fine. Così facendo risulta difficile non riconoscere che molti pezzi sono di buon livello, come “Love Me, Just Leave Me Alone” che è un gran bel rockettone blueseggiante, l’intrigante “Serve The Ego”, il singolo abbastanza carino “Standing Still”, o il rock divertente di “Everybody Needs Someone Sometime”, e poi la ballata country “Cleveland”, la sognante e tesa “The New Wild West”, e così via… Il disco si chiude con una chicca, anzi due: una coppia di bonus-track registrate dal vivo in cui Jewel, sola con la chitarra, tiene a bada il pubblico con bravura, ironia e senza alcuna timidezza.