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“Is a Woman” è uno di quei dischi in cui rischi di perderti, in cui ti abbandoni alla musica e non ne esci più. Perché ci entri da “The Daily Gorwl” e finisci con “Is a Woman” e quasi non ti
accorgi della differenza. Ogni canzone è come una piccola tessera all’interno di un mosaico più grande, un piccolo dettaglio in un quadro.
Perché questo sesto lavoro che porta la firma Lambchop è costruito da cima a fondo, su per giù, sull’idea di ricreare suoni e atmosfere da club jazz. Senza possibili deviazioni, si viaggia sugli stessi binari su cui si inizia. Ricorda il Tom Waits più curato di sempre, quello di “Foreign Affairs”, un piano scintillante, spazzole e arpeggi di chitarra accennati. Diciotto musicisti che suonano un disco pieno di quiete e di silenzi, anche se poi c’è la voce profonda e seducente di Kurt Wagner a scaldare davvero il cuore di questo album.
Un lavoro da ascoltare e riascoltare concedendogli tutto il vostro tempo. Allora affioreranno le canzoni e le storie. Perché in fondo il rischio che corrono i Lambchop è di scivolare dentro un’attenzione eccessiva allo stile perdendo di vista la sostanza della propria musica, che è ed è sempre stata nelle canzoni. Quando sono dolorose come l’iniziale “The Daily Growl” o traboccanti di nostalgia come la lunga e incantevole “The New Cobweb Summer” e “My Blue Wave”, allora diventano piccole istantanee che lasciano incantati. O quando rivelano lievi umori country, “Flick” e “The Old Matchbook Trick”, o ancora quando finalmente riportano alla luce qualche traccia del soul che hanno sempre amato, come accade con “D. Scott Parsley”, sanno davvero colpire. E’ in queste situazioni che Kurt Wagner e soci dimostrano di sapere scrivere piccole pagine di poesia senza tempo.
Ma bisogna essere pazienti e lasciare che il disco cresca e affrontare un’ora di musica che quasi non si muove. In caso contrario lo troverete noioso e irritante e vi respingerà. Prendere o lasciare.