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I Dream Theater, la band americana considerata leader nell’ambito del genere metal-progressive, torna alla ribalta con il nuovo doppio album “Six degrees of inner turbolence”. Dopo aver dato alle stampe lo scorso anno “Live scenes from NY” che, per una coincidenza al limite del grottesco, sarebbe dovuto uscire l’11 Settembre presentando in copertina le Twin Towers in fiamme, il “Teatro dei sogni” torna alla ribalta con un’opera ambiziosa e originale. Un’ora e mezza di musica, solo sei canzoni (la più lunga della durata di quasi tre quarti d’ora!) che sono un punto d’incontro col passato, senza restarne nostalgicamente intrappolati.
All’interno del primo compact le atmosfere sobrie e aggressive ricordano l’album “Awake” del ’94, mantenendo vivo il desiderio di sperimentare: le canzoni hanno una struttura poco regolare, e alternano brani impetuosi come “The glass prison” alle melodie malinconiche di “Disappear”.
Il secondo cd contiene la title-track, che spazia tra musica sinfonica, hard rock, e sonorità pop raffinate, come per “Solitary Shell”, probabilmente il pezzo più lineare e dolce dell’opera. I testi, scritti in gran parte dal batterista Mike Portnoy e dal chitarrista John Petrucci (che hanno anche prodotto l’album) non sono per niente scontati o banali.
Il titolo, “Six degrees”, si riferisce a sei personaggi distinti che soffrono di problemi emotivi, se non di vere e proprie turbe mentali. “The great debate” verte sulla controversia tra leader religiosi e scienziati sorta in occasione della ricerca sulle cellule staminali, ed ha un originale inizio percussivo in cui si sentono voci di giornalisti televisivi che commentano l’evento.
La veste grafica della confezione purtroppo non rende giustizia alla musica così ben suonata e ricca di influenze: la copertina non ha grande impatto visivo, e il booklet è scarno e contiene solo i testi delle canzoni e poche foto del complesso.
“Six degrees of inner turbolence” è un’istantanea che descrive nitidamente una band mantenutasi fresca e vitale nel corso degli anni, riuscendo a riproporsi senza cadere nella banalità dei clichè, cercando di ripetere una stessa formula. A riprova della loro popolarità, i fans italiani hanno dimostrato apprezzamento per la loro musica non di facile ascolto, facendoli esordire direttamente al quinto posto della classifica di vendite.