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di Riccardo Dondi
Nella breve presentazione del loro ultimo disco “Temporary Burn-Out”, i Lo-Fi Sucks! sono in formazione a tre, basso, chitarra più tastiere e campionamenti. Superata qualche difficoltà tecnica iniziale, affascinano con la loro musica a tratti ombrosa, altre volte più lieve, a ribadire quella sensazione di maturità che appare chiara tra le tracce dell’ultimo lavoro inciso e confermata dalla splendida “No Place Like Home” con cui chiudono l’esibizione.
Abbiamo avuto la possibilità di scambiare qualche parola con due componenti del gruppo (Pierpaolo “Doc” Rizzo e Mosieur Buzzi) subito dopo la presentazione.
A proposito della loro ultima fatica discografica, nata dopo la perdita del batterista, ci raccontano:
“All’inizio non avendo un batterista abbiamo utilizzato delle basi, delle batterie elettroniche. Abbiamo fatto parecchi demo registrati a casa e suonavano anche molto bene. Li abbiamo suonati anche in qualche data e abbiamo pensato di far uscire il disco così. Certi suoni però ci sembravano troppo freddi e abbiamo preferito registrare di nuovo il tutto insieme a Fabio Magistrali”.
Una scelta naturale quella di collaborare con Magistrali per la produzione.
“E’ da tempo che parlavamo con lui di fare qualcosa insieme, perché ha una certa familiarità con quello che facciamo e allo stesso tempo può portare qualcosa di personale.”
Un lavoro sui suoni che ha dato ottimi risultati, ma anche una scrittura lucida e sicura.
“I pezzi erano comunque pronti al 90% e suonavano bene. Volevamo partire da lì. C’è solo stata la necessità di dare dei colori più vivaci al tutto, dei toni più caldi. Per questo in studio abbiamo registrato tutte le batterie acustiche.”
E in particolare a proposito dell’evoluzione della musica dei Lo-fi Sucks dicono:
“Quando abbiamo iniziato un’influenza di certi gruppi americani come i Pavement poteva esserci in quello che facevamo. Ma da parecchio tempo, e soprattutto su questo ultimo disco, la nostra musica non ne risente”.
A proposito di uno dei titoli più curiosi contenuti in “Temporary Burn-Out”, “Me and Nick Drake”, Doc ci dice:
“”Me and Nick Drake” è un brano che ho scritto intorno al ’92. Racconta di un sogno che avevo fatto una notte, la canzone è rimasta lì nel cassetto per tutto questo tempo. L’abbiamo ripresa perché sembrava essere vicina alle cose che stiamo facendo adesso. E’ solo dopo che è nata la seconda parte del pezzo, la coda rumoristica.”
A proposito di un altro titolo curioso, “He played Steve Shelley’s Kit” (Steve Shelley è il batterista dei Sonic Youth), Mosieur Buzzi ci racconta:
“”He played Steve Shelley’s Kit” aveva delle sonorità vicine ai Sonic Youth più morbidi. Una sera siamo andati a un concerto in cui suonava proprio Steve Shelley e il batterista del gruppo di Matteo (il terzo membro dei Lo-Fi Sucks! n.d.r.) ha davvero usato la sua batteria. Ecco da dove viene il titolo. E’ un brano importante per noi, perché è il primo che abbiamo composto per “Temporary Burn-Out”. Eravamo in un momento di riflessione e ci ha fatto capire quello che potevamo e volevamo fare”.
Il motivo per cui usano l’inglese come lingua per esprimersi è presto detto:
“Ho quasi sempre ascoltato musica anglofona,” dice Doc. “Non mi viene spontaneo cantare in italiano. Da sempre abbiamo utilizzato l’inglese per i testi. Nascono così, in modo del tutto naturale.”
Gli ascolti che hanno caratterizzato l’ultimo periodo sono piuttosto vari.
“Ultimamente ci è piaciuto molto “When” di Vincent Gallo e anche i Sigur Ros”. E poi Doc aggiunge: “Ci piacciono molto i Quasi. Ero a Londra la scorsa estate e ho cercato di andarli a vedere. Ma il loro spettacolo era sold-out e ho dovuto rinunciarci. Ma ascoltiamo anche cose più vecchie, classici come Tom Waits o i Velvet Undergorund”.