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Pet Shop Boys, ovvero melodia e maturità. A quattro anni di distanza dal precedente “Nightlife”, danzereccio e pop-oriented album passato un po’ in sordina, oggi esce “Release”, e sembra passato un secolo. I due ragazzi del negozio d’animali pare abbiano riposto momentaneamente nel cassetto la voglia di far ballare, proponendo un disco riflessivo, intimista, ebbene sì anche piuttosto triste. Gli altri ingredienti sembrano comunque essere i soliti: melodie accattivanti, la voce eterea di Neil Tennant, ed un’elettronica intelligente. Tuttavia, dopo l’ubriacatura sintetica degli anni ’80, cominciano a fare capolino alcuni strumenti acustici (o perlomeno “suonati”), cosa assolutamente inedita per i Pet Shop Boys. E sì tanta responsabilità viene meritatamente affidata nientemeno che a Johnny Marr, chitarrista di quell’icona del pop inglese anni ’80 che furono gli Smiths.
“Release” si apre con il primo singolo tratto dall’album, “Home And Dry”, canzone molto asciutta, sostenuta da una batteria che potrebbe quasi sembrare vera e da un riff percussivo di synth; brano non molto incisivo ma abbastanza orecchiabile, anche se nel complesso ricorda terribilmente i Police di “Synchronicity”. Col secondo pezzo, “I Get Along”, andiamo invece a respirare atmosfere spudoratamente beatlesiane (se non fosse per le svisate sintetiche che sfrecciano per tutto il brano come uccelli impazziti!); in un clima molto “easy”, costellato di pianoforti e pulitissime chitarre, Tennant ci racconta quanto si sta bene anche da soli. Indubbiamente il meglio del disco è concentrato nei primi brani. E infatti l’apice lo si raggiunge con la terza traccia, “Birthday Boy”, delicata canzone ricamata da soffici arpeggi acustici, tappeti di tastiere, e dalla voce bassa e sognante di Tennant, che chissà perché per un attimo fa pensare a Nico dei Velvet Underground; un brano decisamente intenso, arricchito dal cammeo di Johnny Marr che si cimenta in un brevissimo assolo dal suono “spaziale”.
Il resto del disco presenta alti e bassi, mantenendosi comunque a buoni livelli. Il ritmo è lento, a volte pesante, non sostenuto sufficientemente da melodie “importanti”. Brani come “E-Mail” con il loro tempo “slow funky” non hanno abbastanza mordente e tanto meno un testo da proporre seriamente (anche in inglese un testo come: “mandami una e-mail che dice ti amo” suona come una irrecuperabile cazzata). Meglio il quasi-silenzio delle parole di “The Samurai In Autumn”, che riporta alla mente i tempi di “West End Girls”.
Le parole (e la musica) ritrovano una loro dignità con “The Night I Fell In Love”, simpatica e provocatoria storiella in cui un fan di un cantante rap omosessuale finalmente conosce (in senso biblico) il suo idolo. Chi ha orecchie per intendere…
Molto probabilmente “Release” deluderà quei fan che amavano i Pet Shop Boys protagonisti delle notti dance dei club “alternativi” londinesi. Gli altri si accontenteranno (si fa per dire) di questa raccolta di canzoni decisamente belle e piacevoli.