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E’ inutile negarlo: gruppi come il Banco del Mutuo Soccorso vivono di celebrazioni e decennali. Serve ad affermare in modo chiaro e sincero “noi ci siamo ancora”. E allora via con il trentennale del BMS targato 1972-2002.
Trent’anni di splendido rock progressivo ma non solo, come dimostra una serata speciale con diecimila paganti sotto il palco nel calderone sudamericano di “Fiesta”. Il programma è stato molto vario, oltre al repertorio storico un po’ di spazio per i progetti solisti.
Dopo l’etno-rock degli Indaco (Rodolfo Maltese e Mario Pio Mancini), Vittorio Nocenzi ha presentato il suo primo cd solista “Movimenti” e Francesco Di Giacomo ci ha regalato un assaggio di fado portoghese. Ospiti qua e là un silenzioso Morgan al basso, Federico Zampaglione (Tiromancino) e Filippo Gatti dei sottovalutati Electrojoyce. Era previsto anche John De Leo dei Quintorigo, apparso durante il Primo Maggio, ma di lui nessuna traccia.
I grandi classici spaziavano dall’immancabile “RIP” a una bella ripresa di “Moby Dick” (a quando un pieno recupero degli anni ottanta?) passando per “Cento mani, cento occhi”, “Il ragno” e “Canto di primavera” con il “Maestro” Mauro Pagani al violino, che per un giorno ha lasciato le lande bresciane per godersi una vacanza romana.
Commovente reunion nei bis “Traccia” e “Traccia II” dove sono tornati il mitico Gianni Nocenzi al piano (vent’anni che non suonava con il gruppo e il fratello) e Pierluigi Calderoni alla batteria, vecchi compagni di strada che avevamo perso di vista. Rodolfo Maltese per l’occasione ha lasciato la chitarra e ha rispolverato la tromba. Grandi come al solito le battute di Francescone “Big” Di Giacomo, un mito
assoluto (“Chi non mi conosce pensa che io sia stronzo, che mi conosce sa che è vero!”).
Quando si accendo le luci sono trascorse tre ore di concerto genuino, come il vino dei Castelli Romani. Per chi volesse rivedere lo show è previsto un DVD nei prossimi mesi.