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Nell’anno dell’esplosione progressiva con “Thick as a Brick” il gruppo britannico sembra quasi voler affermare, con “Living in the Past”, la continuità ed omogeneità della propria ispirazione musicale.
Si tratta di un doppio che sta a metà tra la raccolta e l’album, poiché comprende sì brani già editi, fra cui “Song for Jeffrey” (dall’album “This Was”), indimenticabile nella sua levità conferita dalla voce lontana e affettuosa di Anderson e dall’indovinato binomio flauto/armonica, “Inside” (da “Benefit”) e “Locomotive Breath” (da “Aqualung”), ma soprattutto singoli e inediti del primo periodo: materiale sparso nel quale sono comprese pietre miliari come l’eponima e celebre “Living in the Past”, la splendida “Sweet Dream”, dove archi e ottoni si intrecciano a meraviglia con grande sobrietà, “Life is a Long Song”, “Up the ‘Pool”, “Dr. Bogenbroom”, “Love Story”, la malinconica “Christmas Song”, “Witches Promise”. Abbiamo poi due pezzi dal vivo registrati alla Carnegie Hall nel novembre 1970, “By Kind Permission Of” e “Dharma for One” (da “This Was”): il primo un pastiche prevalentemente per flauto e pianoforte basato sul primo tempo della sonata n. 8 op. 13 di Beethoven (la “Patetica”), il secondo una versione allungata. Ma sono solo briciole poco nutrienti.
Strano che per un gruppo dalla così intensa carica concertistica si sia dovuto aspettare “Live Bursting Out” del 1978 per ascoltare un vero album dal vivo. Tutte queste canzoni confermano in ogni caso ancora una volta come la distanza fra i primi Jethro Tull e quelli da “Aqualung” in poi sia assai meno ampia di quanto si possa credere. “Thick as a Brick” non è in fondo che la sorella ipertrofica di “Sweet Dream” o “Inside”: e questo sia detto al di là di ogni giudizio di valore.
Voi, lettori, sentite un baratro fra “Love Story” o “Witches Promise” da un lato e “Locomotive Breath” dall’altro? Noi no. E il live di “Dharma…” non è già progressivo? Secondo noi sì. Da qualsiasi angolatura lo si consideri, il gruppo di Ian Anderson non si lascia mai incasellare e rigetta classificazioni che lo mortificano. Solo accettando questo assunto, ben evidenziato da “Living…”, si potrà, a nostro avviso, apprezzarne davvero la musica.
Importante: la versione CD dell’album, che abbiamo tenuto presente per questa recensione, ha una track list leggermente diversa da quella di LP e cassetta nei quali al posto di “Locomotive Breath” c’è “Hymn 43” (sempre da “Aqualung”) e, in più, “Bourée” e “Teacher”.