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Prima di ogni altra cosa, bisogna subito sottolinearne una: “Speak your peace” è un disco eccezionale, una grandissima ed alta forma d’arte che in alcuni momenti si avvicina a Marvin Gaye, in altri a Curtis Mayfield, in altri ancora a Smokey Robinson.
Sembrerebbe già detto tutto, a questo punto, ma comunque ci piace anche andare un po’ più in profondità e raccontare qualcosa su questo artista leggendario, scomparso dalle scene per vent’anni (diciamo volutamente) e poi riapparso nel 1998 con un riuscito “Timepeace”, seguito poi da “Lifetime”, meno ispirato del predecessore. Dopo un disco dal vivo intitolato con poca fantasia “Alive”, e nel quale si trovano buone testimonianze dell’illustre passato di Callier, sembrava che la carriera dell’artista di colore si indirizzasse verso una nuova fase piuttosto oscura.
E invece, eccoci qua, con in mano un capolavoro, un album dove il soul ha ancora la sua vera anima e flirta appassionatamente col jazz e certo pop d’autore. Forse anche l’incontro con i 4Hero, Jean-Paul Maunick e Marc Mac, ha avuto il suo grande peso nel valorizzare le doti straordinarie di Terry, questa padronanza eterea e visionaria della materia musicale e lirica.
“Monuments of Mars” è un abbrivo da brividi, una opening track come raramente se ne sentono, soprattutto in questi ultimi tempi così parchi di emozioni. La voce di Callier sembra avere 40 anni di meno, potente e gentile, assecondata da un arrangiamento di livello superiore, con splendidi e non invadenti archi a rendere flessuosa e sinuosa una struttura musicale già da sé formidabile, potente, comunicativa.
La title track invece è totalmente moderna, pare uscire fuori dalla penna di quel grande acid jazz rapper chiamato Galliano, ritmata e liquida. Emoziona “Imagine a nation”, un sogno colorato dai ricordi di Gaye e da liriche altissime, mentre il duetto con Paul Weller, “Brother to brother”, fa realmente vivere agli ascoltatori un sogno, quello di vedere insieme un mito underground del soul ed un grande alchimista di rock, punk e soul, innamorato della musica nera, finalmente a cantare e comporre con il suo idolo.
Ascoltate “Speak your peace”, sentirete che potenza e purezza può ancora avere il soul. Fatelo vostro, perché è già tra i dischi più belli del 2002.