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Era giusto l’estate di tre anni fa quando i Flaming Lips, persa la chitarra di Ronald Jones, se ne uscivano con quel disco sensazionale che si è rivelato essere “The Soft Bulletin”. Un concentrato di psichedelia morbida, amore per i Beatles, storie in odore di fantascienza che ha lasciato sbalorditi per la sua bellezza.
“Yoshimi Battles the Pink Robots” arriva sempre in estate ed è la prosecuzione di quel disco. La lucida follia di Wayne Coyne si è invaghita di nuovo di storie fantascientifiche e ha partorito questo racconto sulla lotta tra i malvagi robot rosa e una ragazza, Yoshimi, nome preso dalla “cantante” dei giapponesi Boredoms che partecipa al disco strillando nella distorta “Yoshimi Battle the Pink Robots, Pt. 2”. Ma non è solo il clima narrativo ad essere simile. E’ proprio la musica che si ascolta a riportare alla mente “The Soft Bulletin”. Come accadeva lì, i suoni costruiti dai tre musicisti americani rimandano ai Pink Floyd più infatuatati dai viaggi spaziali e sono di nuovo curati con la consueta maestria dal produttore più celebrato e influente degli ultimi anni, Dave Fridmann.
Quello che arriva però a sorprendere, perché qualcosa deve sorprendere sempre in ogni disco dei Flaming Lips che si rispetti, è quella partenza così dannatamente pop che mai avresti immaginato. La deliziosa “Fight Test”, che tra le sue pieghe cela addirittura qualcosa della melodia di “Father and Son” di Cat Stevens, è così inaspettatamente aperta e solare da portare alla mente le esplosioni melodiche di “Transmission from the satellite Heart” e le armonie care a Beach Boys e Beatles.
Lo stesso splendore si tocca in “Yoshimi Battle the Pink Robots, Pt. 1”, prima di appoggiarsi sulle tenui melodie e sugli arrangiamenti orchestrali che hanno reso grande “The Soft Bulletin”. I suoni e le canzoni arrivano misteriosi e affascinanti, sorretti da un basso potente, come succede in “Ego Tripping at the Gates of Hell” e “One More Robot/Sympathy 3000-21”, per poi sfociare in deliziose aperture melodiche.
Talvolta i brani sono fragili elegie come gli interrogativi sull’amore di “In the Morning of the Magicians” e la delicata malinconia di “It’s Summertime”, raccontate dalla voce acuta, quasi stridula, di Wayne Coyne. Altre volte il disco incede sicuro come per l’autentico splendore orchestrale di “Do You Realize??”, semplicemente una canzone magnifica.
Tanti suoni e tante idee fanno di “Yoshimi Battles the Pink Robots” un nuovo entusiasmante capitolo della discografia di un gruppo grandissimo.