Share This Article
Il percorso musicale dei CCCP comincia poco alla volta a deviare verso altre sonorità. Iniziale shock da acquisto: i CCCP, gruppo militante e laico parlano nel titolo di “preghiere e danze” e presentano una cover con l’iconografia della Madonna.
Sicuramente quello in questione è l’album meno ispirato della storia della band emiliana, quello di più difficile collocazione. I toni si fanno più seriosi, i ritmi meno immediati. La line-up è la stessa dell’album precedente (“Socialismo e barbarie”), i ringraziamenti vanno ancora a Vladimir Majakovskij, Fatur e Annarella mantengono alta la componente surreale, ma il giocattolo sembra inceppato e procede a salti, capace di raggiungere picchi assoluti di bellezza come di cadere in una stanca rilettura del passato più prossimo.
Si parte con un brano tradizionale, “Il testamento del capitano”, registrato live durante la partecipazione della band al festival gratuito Arezzo Wave, si continua con il pop epico di “Svegliami”, amara riflessione sul tempo presente (“questa razza umana che adora gli orologi e non conosce il tempo”).
“Huligani Dangereux” è, insieme a “Conviene”, l’unico rimando palese all’ironia degli esordi, forte di un testo assurdo e divertente e di un ritornello semplice e accattivante. “Fedele alla lira?”, dal ritmo sincopato, è la risposta ferma e decisa del gruppo ai detrattori, i militanti incapaci di comprendere il fenomeno CCCP e portati a ridurlo a semplice prodotto di mercato. La risposta a queste critiche è data dalla lingua aspra di Ferretti che recita “e poi mi vuoi fedele a te, all’avanguardia alle novità, adorante il progresso, le mode, la modernità. Mi sono sviluppato già abbastanza, non ne posso più”.
I punti più alti dell’album sono comunque le preghiere e le danze. Il ballo orientale e delicato di “Le qualità della danza” è una riedizione di “Radio Kabul” dell’album precedente, ma vale comunque l’ascolto. Di altissimo spessore l’elegia “Madre” elevata dal crescendo del canto di Ferretti, risposta al falso edonismo dell’epoca reaganiana (non per niente il brano è legato in medley alla dichiarazione d’indipendenza dello stato palestinese di Arafat, omaggio dei CCCP alla lotta di liberazione denominata Intifada), strabiliante il trasporto di “And the Radio Plays”, ennesima dimostrazione della grandezza musicale ed espressiva dei CCCP, cui Ferretti regala qui una delle sue più belle liriche (“Tra frammenti di tecniche, sotto prodigi incerti, un affanno continuo, radio accese”). Proprio quest’ultimo brano delinea i nuovi contorni del progetto CCCP, che proromperanno definitivamente (per svariati motivi) nel testamento “Epica Etica Etnica Pathos”.