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Milano è immersa nel pioggia il giorno in cui suonano i Coldplay. Sarà per rendere omaggio alla loro anima malinconica o forse perché sono giorni che non smette di piovere, fatto sta che ci si inzuppa fino al midollo in attesa che aprano i cancelli.
Eppure si avverte qualcosa di speciale aspettando questo concerto, nel pubblico che affolla i cancelli sotto la pioggia. La sensazione che sia una grande occasione.
Quando il concerto inizia alle otto in punto si tocca con mano questa sensazione. Perché gli Idlewild sono un gruppo fantastico, suonano canzoni eccellenti, rispolverano quella urgenza che si ascolta nel rock americano, che dai Replacement ai Dinosaur Jr porta a Pavement e Sebadoh e la accompagnano ad una grazia che viene dritta da Smiths e R.E.M..
I Coldplay, se possibile, sono ancora meglio. A metà del concerto Chris Martin chiederà al pubblico se siano o meno il miglior gruppo al mondo, con una buona dose di ironia o almeno si spera. Certo dopo un concerto di questa intensità, è chiaro che i Coldplay aspirano ad essere oggi quello che U2 e R.E.M. sono stati qualche tempo fa. Un punto di riferimento.
Un gruppo che guarda alla storia della musica rock senza inventare nulla, ma riuscendo a creare uno stile proprio, inconfondibile, e a scrivere canzoni incantevoli che riescono a coinvolgere un numero grandissimo di persone.
Prendete i sussulti che provoca l’inizio del concerto, la dichiarazioni di intenti politici intitolata appunto “Politik”, che apre anche il loro ultimo disco. L’invito ad “Aprire gli occhi” del ritornello esce tumultuoso, cantato in coro da tutti quelli che stanno nel Forum.
E poi le emozioni corrono sulla pelle di tutto il pubblico quando i quattro musicisti attaccano “Shiver”, che è sì qualcosa che ricorda Radiohead e Jeff Buckley, ma suona come una cosa assolutamente loro. E poi i momenti scuri di “Spies”, la quiete folk di “Green Eyes”, la malinconia di “Trouble”, brani sentiti e personali.
Per non parlare di “Yellow”, dedicata alla “ragazza più bella del mondo”, chiunque sia per Chris Martin, una canzone pop semplicemente perfetta, che fa saltare in aria tutti. Oppure l’ultimo e bellissimo singolo “The Scientist” che ha quella malinconia a cui si
fatica a resistere. E poi tante altre grandi canzoni, “Everything’s not lost”, “Daylight” e così via, ché i loro due dischi ne sono pieni zeppi.
In tutto questo loro sono di una semplicità disarmante, Chris Martin mentre dialoga in italiano col pubblico e si agita sul palco, gli altri tre mentre restano concentrati a suonare. Nient’altro, nessun trucco, se non canzoni che arrivano dritte al cuore.
Il segreto di un grande gruppo.