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Il primo disco davvero importante dei Yo La Tengo esce nel 1990 col titolo di “Fakebook”. E’ un progetto curioso, nato dall’idea dei due musicisti che stanno da sempre dietro al gruppo, Ira Kaplan e Georgia Hubley, di rendere omaggio ad alcuni degli artisti che hanno amato di più, rivisitandone
le canzoni in chiave pressoché acustica.
Raccolgono qualche brano proprio e molti classici minori tutti da scoprire, incidendo un disco incantevole, fatto della stressa dolce inquietudine che attraversa il terzo album dei Velvet Underground o certi dischi dei Go Betweens, in una sequenza ininterrotta di musica eccelsa.
Si inizia con la dolcezza di “Can’t Forget”, a firma dello stesso Ira Kaplan, e si prosegue con autentici gioielli acustici, una stupenda
“Yellow Sarong” di The Scene Is Now o la “Tore me Down” dei Flaming Groovies. Tutti avvolti in un’atmosfera leggera e vitale, gioielli di pochi minuti di durata dall’aria limpida e serena, legati da un filo di grazia e di poesia.
Ira Kaplan, che è stato anche un giornalista musicale, dimostra il proprio amore per la musica scovando tesori nascosti nella propria collezione discografica, come il capolavoro “Speeding Motorcycle”, opera di Daniel Johnston uno dei grandi outsider del nuovo cantautorato americano. I Yo La Tengo ne offrono un’interpretazione così sentita, affidata solo a un organo e agli arpeggi di chitarra, da renderla un momento indimenticabile. Altrettanto memorabili i sentiti omaggi a John Cale, una toccante “Andalusia”, e ai Kinks, la quiete di “Oklahoma Usa”, due piccoli istanti di magia acustica.
Ma “Fakebook” rende omaggio anche alle radici della musica americana, raccogliendo il country asciutto e sbarazzino di “Griselda” e “The One to Cry”, nonché un piccolo scherzoso rhythm & blues intitolato “Emulsified”. E infine arrivano anche deliziose ballate acustiche scritte dagli stessi Yo La Tengo, le eccellenti “The Summer” e “Did I Tell You”, che paiono già piccoli classici.