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“Macca”, in lingua sarda, significa “pazza”. Ma la musica di Maurizio Corda, Laura Mura e Alessio Santoni, trio che opera sotto il nome di Mucca Macca, di pazzo non ha nulla, semmai ha più punti in comune col concetto di “raffinato”.
“Schizophreniq” è il secondo album del trio sardo capace, con il disco d’esordio datato 1998, di sfondare nel mercato giapponese. Insomma, un bell’inizio per una band votata anima e corpo al trip hop, alla drum’n’bass ed a tutte quelle sonorità Anni Novanta provenienti dall’Oltre Manica e da Bristol in particolare.
“Schizophreniq” è un disco (doppio) con un taglio molto europeo. Se non si conoscesse il background della band, si farebbe anche fatica ad inquadrarlo in un contesto tipicamente italiano. E’ un album sospeso fra trip hop e drum’n’bass, fra ritmi rallentati e macchine elettroniche, fra esplosioni sonore e piccole distorsioni, fra avanguardia e piccoli artifici jazz.
E’ un buon album: per due motivi. Il primo: nonostante sia diviso in due cd (il secondo supporto contiene diversi remix e due video in formato mpg) lo si ascolta senza grossa fatica. Il secondo: i Mucca Macca lavorano in modo genuino, senza scimmiottare le produzione di chi nel mercato (Massive Attack, Tricky, Photek, Bjork, ecc.) si è guadagnato i consensi del largo pubblico.
L’album si apre con “Monomaniac”, brano dal testo molto intimo che per l’uso particolare della sezione ritmica ricorda vagamente “Overcome” di Tricky. Laura Mura dà subito sfoggio delle sue qualità: voce profonda, sospiri che caricano di tensione ed erotismo l’esecuzione ed un pizzico di teatralità. L’impressione che si ha ascoltando tutto il disco, però, è che la vocalist dei Mucca Macca soffra un po’ il lavoro in studio, mentre possa dare il meglio di sé nelle esecuzioni live.
Con “Mommotti” i Mucca Macca mostrano le loro capacità con la manipolazione dei suoni: il brano è in perfetto “london club sound”: ritmi sincopati, rallentati di colpo e di nuovo rimessi in moto. La voce di Laura Mura si “apre” in tutta la sua particolarità nei 93 secondi di “Downfall”: interpretazione a metà strada fra Tori Amos, Bjork e Fiona Apple. E Tori Amos rivive anche in “That Fuckin’ Dream Again”, brano dove l’elettronica e la melodia si fondono perfettamente assieme alla voce della Mura. Il compact 1 si chiude con “Sa Sanzianedda” (l’altalena – in lingua sarda): dolce ninna nanna supportata da discrete macchine elettronica.
Nel primo cd è contenuta anche una rivisitazione di “Metti una sera a cena” – omaggio al Maestro Ennio Morricone.
Se “Schizophreniq” è un disco da “capire”, senza dubbio il secondo supporto lascia più spazio al ballo ed al movimento. In quest’ottica i momenti più convincenti sono: “Mr. Unaesthetic”, “Sneaking Beauty” e “Trip in the Planet House”. Una citazione a parte merita il remix di “What I Want”: il brano è ipnotico, psichedelico, simile ad un bacio sul collo, registrato in modo eccellente.
In conclusione: “Schizophreniq” è un album per chi ha familiarità coi suoni londinesi, con quei suoni che a partire dall’inizio degli Anni Novanta si sono fatti strada nei club. E’ un disco che non ha nulla da invidiare alle produzioni inglesi, e che non rinnega le sue radici mediterranee.