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Album su album. Una gemma pop quale era “La descrizione di un attimo”, e ancora pochi disposti a prestare ascolto. Poi, la svolta. Arriva “Le fate ignoranti”, il bel film di Ozpetek che conteneva la dolce “Due destini”, e con il film arriva anche il successo. Enorme, dirompente. Forse troppo. La band si sfascia, non prima di aver ottenuto consensi anche fuori dall’Italia andando in tour con i Morcheeba.
Date tutte queste premesse, non certo confortanti, mi chiedo come abbia fatto Federico Zampaglione, unico rimasto del nucleo originario della band, a sopportare la pressione e le aspettative, e a creare un disco così bello come questo “In continuo movimento”.
Un album semplice e lieve, sospeso tra la classicità delle melodie di un pianoforte sfiorato, accarezzato come un’amante, e le modernità di beat e samples tanto eleganti quanto mai banali né fini a se stessi. I testi, poi, si adagiano alla perfezione su questo morbido tappeto di suoni: risultare profondi e sinceri senza essere ermetici è senza dubbio uno dei maggiori meriti di questo disco e del suo creatore.
Ballate dirette al cuore, piene di verità sussurrate: canzoni quali l’iniziale “Come l’aria”, “I giorni migliori” o “Per me è importante” (capolavoro completato da un video a dir poco stupefacente…avrei mai pensato di potermi commuovere per la storia di due piccoli omini in fuga dai loro segnali stradali?) si fanno adorare dal primo istante, e si candidano allo stato di nuovi classici del nostro pop d’autore.
Altrove la band si lascia andare a momenti più easy, anche se non perfettamente integrati nel disco: si tratta della movimentata “Nessuna certezza” (dove Elisa e Meg dei 99 Posse giocano a fare il verso a loro stesse) o de “Il progresso da lontano”, in cui Jack Folla (tramite l’attore/doppiatore che gli dà vita, Roberto Pedicini) si lancia in una confusa riflessione sul progresso.
Non mancano poi i momenti più sperimentali, come “Polvere” (vagamente trip-hop), “Sarebbe incredibile” (dove gli echi dei Radiohead si mischiano a mandolini) e la stupenda “Tutto intorno a noi”, mentre “È necessario” è una bellissima sfuriata chitarristica posta esattamente a metà della corsa.
Chiude il tutto uno strumentale, a salutare i molti che si saranno innamorati di questo “In continuo movimento”; se parlare di capolavoro forse è eccessivo, mi rincuora sapere che dischi come questo (e come “L’eccezione”, e come “Trasparente”: album importanti usciti quasi in contemporanea) sono destinati a lasciare una traccia profonda nel mondo della nostra canzone d’autore.