Share This Article
Se volete cercare di comprendere il significato del termine new wave, se volete riuscire a cogliere l’essenza di questa etica musicale nata sul finire degli anni ’70, se volete fare una panoramica sulla situazione musicale statunitense nei primi anni ’80, uscite di casa e rimediate “Double Nickels On The Dime”, capolavoro indiscusso dei Minutemen.
Questo particolare combo, formato da Darren Dale Boon alla voce e alla chitarra, da Mike Watt al basso e da George Hurley alla batteria, trova in quest’opera mastodontica (43 tracce) la sua sublimazione e completamento.
Prodotti dalla SST, etichetta di proprietà di Henry Rollins dei Black Flag che raccolse il meglio del rock indipendente statunitense, mettono insieme irruenze post-punk, acidi assoli di chitarra in stile anni ’70, un basso corposo e insinuante, ritmi spezzati tipici dell’indie rock, fraseggi jazzati, reminiscenze cajun e country, il tutto condito dalla voce di Boon che canta testi intrisi di rabbia antagonista e militante. In brani come “Vietnam”, dove si urla la rabbia per la questione dell’Indocina, o nei numerosi riferimenti alla politica estera del presidente Reagan, o ancora nella preoccupata constatazione del proliferare del fascismo (“il fascismo gestito dalla paura”) in Germania Ovest. E tutta questa varietà musicale è gestita in brani che raramente superano il minuto e mezzo (da qui il nome della band).
Ascoltando i pezzi ci si rende conto di come questo lavoro non abbia accusato minimamente il peso degli anni, proponendosi ancora in tutta la sua grezza seduzione, e dimostrando di poter vantare una notevole paternità sul suono della scena indipendente anni ’90 (e Mike Watt suggellerà questo rapporto ospitando nel suo lavoro solista “Ball-Hog or Tugboat?” gran parte dei “figli” del suono dei Minutemen); ascoltare “Two Beads at the End” per credere. Spiazzanti le improvvise pause acustiche, come le meravigliose “Cohesion” e “Do You Want New Wave or Do You Want the Truth?”, che arrivano a sorprendere l’ascolto, delicate come un soffio e capaci di aprire il cancello della memoria.
I pezzi da novanta restano l’ironica e irresistibile “Political Song for Michael Jackson to Sing” dall’incedere spezzato e stralunato, “Corona” con la sua aria messicana e il suo cantato a metà tra l’ubriaco e l’epico, “History Lesson – Part II” che ricorda musicalmente alcuni passaggi elettro-folk dei R.E.M. (le due band andranno anche in tournée insieme), l’anarchia sonora di “The Politics of Time” cantata da Watt, i passaggi quasi bossanova di “There Ain’t Shit On T.V. Tonight” e lo scatenante crescendo di “Jesus and Tequila”.
Purtroppo l’avventura dei Minutemen sarà destinata ad una vita breve: dopo la pubblicazione di un ottimo EP, “Project Mersh”, Darren Dale Boon muore tragicamente, lasciando orfani Watt e Hurley, che nel 1987 si uniranno a Ed Crawford per fondare i Firehose. “Double Nickels On The Dime” resterà il testamento geniale di un gruppo da riscoprire, assolutamente.