Share This Article
Giornata dedicata alla memoria di ciò che è stato, alla Liberazione; un momento importante da ricordare, senza ipocriti tentativi di mistificare la verità storica dei fatti: la serata si apre con un documentario sui fratelli Cervi, a ricordare che i morti, durante la Resistenza, non erano tutti uguali, nonostante quello che si vuol far credere in questi giorni.
Il locale si riempie molto lentamente, molta gente è stata richiamata dalle proposte gratuite di Parma (dove Pelù sta strepitando sul palco) e di Reggio Emilia (un concerto reading con Giulio “Estremo” Casale, assieme a Omar Pedrini dei Timoria e ai Bonifica Emiliano Veneta).
Il pubblico non è ancora molto numeroso quando sul palco salgono i Caravane de Ville, che ripropongono le canzoni dell’eccellente album di debutto, “Metropolis”, che ormai ha già due anni d’età. Col tempo le loro canzoni hanno assunto arrangiamenti live più vigorosi, più rock, nei quali continua a risaltare la stupenda voce blues di Sara Piolanti: versioni molto belle ed energiche di “Corri Lola”, “Mister Paco”, “Alle porte dell’Ovest” e l’immancabile cover di “Hardly wait” di PJ Harvey conquistano decisamente il pubblico. Non resta che attendere con ansia l’arrivo del secondo album.
Nella pausa tra un concerto e l’altro, mi rendo conto di come sul palco stasera chiunque possa vedere la ragione evidente del declino di un gruppo come i Modena City Ramblers, incapaci di fare un disco decente dopo le partenze di elementi per loro fondamentali come Giovanni Rubbiani (attuale chitarrista e fondatore dei Caravane de Ville) e di Alberto Cottica (fisarmonicista e chitarrista per Fiamma).
Se però i primi mostrano parecchi punti di contatto con il gruppo-madre, è la “intimaelettronica” di Fiamma e della sua band a staccarsi in modo netto da certe sonorità: il suo set inizia alla grande con una bellissima versione di “Non c’è tempo”, recupera come sempre qualche episodio dei Fiamma Fumana (“Mareoceano” e “Tre sorelle”), incanta come al solito con “Cecilia”.
Ma non tutto sembra andare per il verso giusto, sia per qualche problema durante “Mantra” e “Haiku”, sia per la reazione piuttosto distratta e rumorosa del pubblico a queste canzoni, che senz’altro avrebbero bisogno di un’atmosfera più intima e raccolta per farsi apprezzare al meglio.
E’ un peccato, perché la band mi è sembrata piuttosto in forma (soprattutto Lady Jessica), e perchè canzoni come “Tre sorelle” e la conclusiva “Bella ciao” nella versione delle Mondine, oltre al loro valore estetico, assumono, in una data come il 25 Aprile, un significato ulteriore, e prezioso.
“Dopo un raccolto ne segue un altro” (papà Cervi)