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Fin dai tempi dei Japan, David Sylvian ha mostrato una prodigiosa capacità di crescita artistica. Basti pensare al “gap” esistente tra i confusi esordi glam-rock di “Adolescent sex” e la matura raffinatezza sfoggiata, solo pochi anni dopo, in album come “Tin drum” o il live “Oil on canvas”, passando per gemme come “Quiet life” e “Gentlemen take polaroids”.
Dopo la fine dei Japan, l’uscita del primo disco solista di David, questo “Brilliant trees”, fa sensazione. Coadiuvato da gente come Holger Czukay, il fratello Steve Jansen, Richard Barbieri (questi ultimi due con David nei Japan), Kenny Wheeler, Ryuchi Sakamoto, Mark Isham, Mr. David Batt realizza un disco assolutamente memorabile.
“Brilliant trees” è un album che vive di quella magia propria di certe opere che presentano gli evidenti caratteri della transizione, ma che proprio in questa particolare dimensione rivelano tutto il loro splendore (altri illustri esempi di grandezza nella transizione sono “Low” di Bowie e “Another green world” di Eno).
Qui il giovane David non è ancora il delicato poeta di “Secrets of the beehive” (l’altro capolavoro); non è più il sofisticato dandy di “Tin drum”: è puramente e semplicemente un artista baciato dall’ispirazione nel momento culminante della sua maturazione artistica. “Pulling punches” e “Red guitar” sanno ancora di Japan, ma si capisce subito che passi ulteriori stanno per essere compiuti. “The ink in the well” è una splendida canzone che parla di Picasso e di pittura, la voce è da brividi su un morbido tappeto acustico elegantemente jazzato.
Con “Nostalgia” l’aria cambia ancora di più, i tempi si dilatano, l’atmosfera si fa più rarefatta, e così sarà per il resto del disco, fino all’apice assoluto rappresentato dalla title-track: è puro incanto il dialogo tra le tastiere e la tromba di un ispiratissimo Jon Hassell che ci trasportano in una dimensione eterea e carica di magia, in cui si respirano a pieni polmoni bellezza e poesia, con la voce di David mai così bella che canta dei versi di intensità ai limiti del misticismo. La coda del brano ci riporta ai lavori “fourth world” di Eno e Hassell.
In futuro verranno altre grandi cose, David, raccontandoci di segreti dell’alveare e del canto di Orfeo, ci darà ancora emozioni degne di quella “Ghosts” che ci aveva meravigliato ai tempi dei Japan . Ma questo “Brilliant trees” è una pietra miliare, arte allo stato puro.