Share This Article
Il nuovo lavoro dei La Crus riafferma l’assoluto valore come autori dei musicisti milanesi, dopo il lavoro di interpretazione di brani altrui dell’ultimo “Crocevia”. Lo fa perché, a dispetto di qualche passo falso, contiene semplicemente alcune delle cose migliori mai comparse a firma La Crus, dimostrando come siano tra i pochi artisti a saper raccontare davvero le proprie inquietudini e i propri dubbi, a mettere a nudo i propri sentimenti e la propria malinconia.
“Ogni Cosa Che Vedo” è un lavoro che affina questo talento, cambiando gli orizzonti, trovando l’ispirazione in suoni più moderni senza accantonare la forma canzone e coniugando la leggerezza di “Dietro La Curva Del Cuore” e l’introspezione di “Dentro Me”. Per questo anche i momenti più sofferti sembrano meno scarni, come
nella ballata che apre in grande stile il disco, “Voglio Avere di Più”,
oppure nel jazz moderno di “La Giacca Nuova”, in cui i La Crus
incontrano la scrittura di Marco Lodoli.
Non è un caso che la vena letteraria da sempre presente nelle canzoni dei La Crus venga approfondita in queste tracce e illumini tutto il disco. L’altro brano che ospita un contributo letterario è il blues scurissimo e ricco di fascino intitolato “La Nevrosi”, di cui la poetessa Mariangela Gualtieri ha composto le liriche. Se le parole sono ancora più importanti che in passato e scavano ancora più in profondità i suoni si aprono fino a “Se”, che ha l’incedere ritmato del soul, e a “Come Una Nube” che mostra una inaspettata vena pop.
Altrove, “Prima che La Notte” e il singolo “L’Urlo”, il ritmo invece sembra soffocare le canzoni e i suoni appaiono troppo scontati. In ogni caso sono questi gli unici due passi falsi di un disco per il resto ispirato ed intenso. A cominciare da “Meglio Non Dormire”, lento e disarmante racconto di amore, per proseguire con i due riusciti ritratti di Milano, quello estivo leggero e pieno di speranze, quello autunnale introverso e velato di amarezza. E poi ancora l’attesa dell’amore raccontata in “Sembra un Sogno”, ballata che si distende lenta tra elettronica minimale e archi e l’incantevole duetto insieme a Cristina Donà intitolato “Ad Occhi Chiusi”. Un gradito ritorno.