Share This Article
Ci sono artisti che della qualità musicale fanno volentieri a meno. Ci sono cantanti e gruppi che sul male di vivere costruiscono una carriera, e poco importa che la loro arte dolorosa abbia fruttato miliardi; ci sono gruppi e solisti che pensano che per dire qualcosa bisogni per forza perdersi in estenuanti giochi mentali.
E poi, per fortuna, ci sono artisti che non hanno più nulla da dimostrare, e che hanno allo stesso tempo il dono della leggerezza: uno di questi è Giorgio Conte. Un nome altisonante e una carriera tanto bella quanto fortunata, ma il “contestorie” per fortuna non sente responsabilità se non quella di intrattenere e di divertirsi. Ed è una bella fortuna, credetemi. Tanto per lui quanto per chi vorrà ascoltare questo disco.
Nove canzoni per poco più di trenta minuti (e tanto basta. Perché voler allungare il discorso a tutti i costi?), oltre a un secondo dischetto dove Conte gioca per altre due canzoni con ritmi caraibici ed un’elettronica discreta; in aggiunta a tutto questo, un libretto di un centinaio di pagine con alcuni racconti, illustrati dagli acquerelli di Bruno Vergano: tra le canzoni e il libro è un continuo gioco di rimandi, i brani a rendersi adeguato sottofondo alle parole, i racconti a diventare accompagnamento alla musica.
Un disco morbido, jazzato, memore della tradizione napoletana come della chanson française, di atmosfere che riecheggiano Paolo Conte così come GianMaria Testa, pervaso in ogni attimo di una godereccia e leggera joie de vivre (“Cannelloni”, “Gné gné” e “Rocco” sono esemplari in tal senso): nessuna pretesa, se non quella di intrattenere.
Chi saprà andare oltre troverà una vena ironica decisamente viva accanto allo sguardo da innamorato di “Com’è bella la luna” e ad una murder ballad privata di ogni angoscia come “Martin pescatore”, mentre il tutto è sorretto da musicisti davvero incantevoli (ascoltate la frase di contrabbasso che apre “Cannelloni”, o il clarinetto che punteggia più di un episodio).
Un’offerta decisamente accattivante, anche tenuto conto dello sforzo di Storie di Note nel contenere il prezzo dei due dischi e del libretto a soli 22 euro: il costo di un qualunque cd major, ma con una classe che il 99% di quelle uscite può solo sognare. Godetevi “Il Contastorie”, dunque, come un piacevole abbandono al divertimento: è bello sentire che c’è ancora qualche artista con il gusto di non prendersi maledettamente sul serio…