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Quando, nel 1979, Robert Fripp ebbe finalmente il piacere di vedere pubblicato questo suo “Exposure”, uno dei tasselli della trilogia M.O.R. (Mass Oriented Rock) insieme a “Peter Gabriel II” dell’ex Genesis e “Sacred Songs” di Daryl Hall, si trovava nel bel mezzo di una guerra – concettuale e non solo – nei confronti dell’industria discografica dei “dinosauri”.
Fripp all’epoca usava la penna almeno quanto la chitarra, e le sue notevoli conoscenze nel campo dell’economia facevano delle note di copertina dei suoi dischi solisti e degli altri suoi scritti gustosi saggi a metà strada tra arte ed economia industriale. Il risultato di quella lunga lotta è sotto i nostri occhi, con la fondazione della “Discipline Global Mobile”, esempio di quelle “piccole unità mobili ed intelligenti”, che (concezione mutuata dall’economista Ernst F. Schumacher) avrebbero dovuto contrapporsi ai mostri antidiluviani (discografici) e rendere l’artista libero di proporre la propria arte e soprattutto di poter onestamente vivere della stessa (la proliferazione incontrollata di dischi della DGM è dunque il risultato forse eccessivo delle suddette teorizzazioni).
Fatta questa doverosa premessa, c’è da dire che nel periodo 1978-81 Robert Fripp vive un momento di grande creatività. Torna alla ribalta grazie a Bowie che lo vuole chitarra solista in “Heroes” dopo un periodo di volontario esilio conseguente alla personale crisi vissuta durante le registrazioni di “Red”, ultimo capitolo, a quel punto, dei gloriosi King Crimson. “Exposure” è considerato certamente il disco più bello ed interessante del Fripp solista. A parere di chi scrive ciò è vero sotto molti aspetti, ma è anche vero che la diffidenza che accompagna i lavori di Frippertronics prima e Soundscapes poi sia dovuta per lo più alla pigrizia di un ascoltatore che si aspetta sempre un Fripp in veste di monarca cremisi.
L’album è praticamente un dizionario del rock tradotto nella lingua dell’ineffabile Fripp. Appaiono le frippertronics (le due “water music”, “urban landscape”), che vengono anche inserite nel contesto di brani non strumentali. “You burn me up I’m a cigarette” presenta echi del rock’n’roll del pimo Elvis, quello della Sun Records ma è suonato con evidente atteggiamento “punk”, in modo non malevolmente ironico e sicuramente molto divertente. “Breathless” (con Narada Michael Walden alla batteria) è sulla linea di “Larks’ tongues in Aspic” e soprattutto “Red”, al cui tema principale è assai simile. Il brano è di una complessità impressionante, con ritmi e accenti che cambiano continuamente, ma in un brano stile Crimson la cosa non può certo destare sorpresa.
I “vecchi” King Crimson sembrano ancora tornare in quella “Mary”, cantata da Terre Roche delle “Roches” su morbido accompagnamento di chitarra arpeggiata (più “Book of Saturday ” che “I talk to the wind”). E c’è anche un assaggio del Re Cremisi prossimo venturo: la dolce “North Star”, cantata da un impeccabile Daryl Hall, anticipa palesemente la “Matte Kudasai” di “Discipline”. C’è il rock esasperato ed esasperante, con un grande Peter Hammill alla voce, di “Disengage”. Le atmosfere angosciate e claustrofobiche degli Slint, per dare un’idea, sono vicinissime a quelle di questo brano.
Il disco è pieno di elementi inusuali per l’epoca, come i discordi di J.G. Bennett, allievo di Gurdjieff e mastro spirituale dello stesso Fripp. “It is impossibile to achieve an aim without suffering”, frase ripetuta nella eccezionale title-track ne è un esempio. E proprio la title track è una delle vette del disco, con un inizio di Frippertronics, un ritmo primitivo (una sorta di soul rallentato) e una voce incredibilmente resa animalesca dalla distorsione. In “NY3” i discorsi sono quelli di una famiglia newyorchese che abitava sullo stesso pianerottolo di un Bob, evidentemente poco rispettoso della privacy, che li ha inseriti in un brano musicalmente tesissimo.
L’ultima perla del disco è una emozionante versione di “Here Comes the Flood” di Peter Gabriel, cantata dal medesimo con intensità commovente. Da questa complessa opera di rivisitazione del vocabolario rock, peraltro insuperata nel suo genere, Fripp riparte alla scoperta di nuove frontiere. Assieme al geniale Eno, il chitarrista-monarca dimostra di essere avanti di parecchi anni.