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Una scabra trama rock, subito innervata di evidenti umori blues: è così che si presenta “Nudo e credo”, prima traccia dell’EP dei milanesi Guignol, e su questa rotta prosegue tutto il loro debutto, “Sirene”.
Siamo dalle parti del rock d’autore, in cui i testi, non privi di ambizioni narrative, giocano un ruolo fondamentale; ascoltando queste quattro canzoni, sembra quasi di immaginare gli Estra in pellegrinaggio al Delta del Mississippi, in compagnia di una PJ Harvey non ancora addomesticata.
Brani scuri e suggestivi, che tuttavia mostrano tutti i limiti, ma anche il notevole potenziale, del quartetto: le quattro canzoni si basano tutte su riff ossessivi, su melodie cupe e claustofobiche, e danno l’idea di essere basate su una struttura identica, rendendo il tutto fin troppo omogeneo; la voce di Pierfrancesco Adduce, inoltre, non risalta sulle musiche come dovrebbe, mettendo un po’ in ombra i testi, comunque ottimi. Dal mucchio spicca la conclusiva “Come veleno”, più rumorosa, più atipica rispetto agli standard del gruppo.
Insomma, “Sirene” è, pur con tutti i difetti del caso, un EP interessante, e ci lascia in attesa di scoprire cosa saprà fare la band alle prese con un album vero e proprio. Le premesse perché i Guignol diventino un nome importante nel nostro rock d’autore ci sono tutte: non si deve fare altro che aspettare.