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L’inaugurazione di “Live in Kalporz!”, dopo l’anteprima con Marco Parente della settimana precedente, vive nell’alternarsi di suoni soffusi e aspri, morbidi e violenti.
Tocca ai parmigiani Reflue aprire il concerto all’insegna del loro pop obliquo e ammaliante; il quintetto conferma tutto quello che di buono è stato detto sul loro debutto dello scorso anno, l’autoprodotto “Slo-mo”, davvero un disco da (ri)scoprire. Le canzoni reggono molto bene l’impatto con il palco, perdendo in sfumature ma guadagnando sensibilmente in fisicità, ed è un bene: le melodie intriganti e gli arrangiamenti mai banali delle loro canzoni conquistano il numeroso pubblico presente, dall’iniziale “Election day” a una “A perfect day to win” venata di jazz, passando per la melodia magnetica di “Home is where my records are” (gran titolo!). Insomma, una piacevolissima conferma.
Ad alzare il tasso di rumore della serata, poi, ci hanno pensato i Bartòk, che si dimostrano un gran gruppo anche sul palco, nonostante qualche problema con i suoni e con il campionatore: il quintetto alterna brani dall’ultimo “Few lazy words” con quelli più veementi dell’esordio, e sinceramente va detto che canzoni come “Slacker” e “Nuevo Cannes”, tratte da “The finest way to offend you”, hanno un impatto davvero devastante, più di pezzi nuovi che non hanno convinto più di tanto, come “Traffic jam” o “Late fragment”.
Nonostante la proposta dei Bartòk sia decisamente atipica, tutti sono decisamente conquistati dalla loro musica, tra le accelerazioni improvvise e violente, e le pause intimistiche cullate dal violoncello e dalle tastiere. Dopo un’ora di concerto il pubblico non è ancora sazio, e richiama per ben due volte il gruppo sul palco: decisamente una serata trionfale, con due ottime conferme e tanta buona musica. Non si poteva chiedere di meglio per un’inaugurazione degna di questo nome.