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Il secondo album del quartetto tutto al femminile delle Erase Errata arriva a due anni di distanza dall’esordio “Other Animals”. Ciò che si palesa fin dall’incipit dettato dai rumorismi e dal basso pressante di “Driving Test” è che le coordinate musicali di Jenny Hoyston, Sara Jaffe, Bianca Sparta e Ellie Erickson non sono affatto mutate in questi due anni di iato. Anzi, si sono ulteriormente rafforzate: schegge impazzite che provengono dritte dritte dall’esperienza dei Captain Beefheart di Don Van Vliet – e anche l’uso della tromba aiuta in questo percorso di riconoscimento -, e dalla scena post-punk ed hardcore, con “Ca. Viewing” che sembra essere stata estrapolata dal repertorio dei Minutemen di Boon e Watt.
I tempi sono serrati, raramente i brani superano i due minuti e mezzo, a volte, come in “Flippy Flop”, tenendosi addirittura al di sotto del minuto di durata. Tra i momenti più alti si fa notare la conturbante “Surprise it’s Easter”, aperta da una chitarra ossessiva e da un basso corposo, sul cui intreccio si dipana una voce filtrata prima che l’irrompere della batteria trasformi l’atmosfera in una sarabanda stonata e ubriaca: i cambi di atmosfera repentini del brano sono divertenti e sorprendenti.
L’incedere iniziale di “Let’s Be Active C/O Club Hott” ha un effetto straniante con la sua atmosfera da vaudeville che riporta alla memoria i Kinks di “Something Else”, “Owls” è una danza distorta ossessionante e crudele nella quale il basso gioca un ruolo fondamentale, fungendo quasi da base pre-registrata e trascinando il brano in una follia catatonica e selvaggia.
Il resto è routine della frenesia, chiusa dal brano più lungo del lotto, quel “Matter Medley” che con i suoi quattro minuti appare quasi come un Gulliver affiancato da lillipuziani e che cerca di riassumere in sé tutte le istanze musicali della band. Una band che, messa la parola fine sul secondo capitolo della propria esistenza, continua a convincere pur lasciando un interrogativo insoluto: quanto è possibile ancora aspettarsi da queste quattro ragazze? Pur nel loro divertito vagare fra Wire, Gang of Four e compagnia suonante, non è forse serio il rischio che Hoyston & Co. siano già arrivate ad un punto morto della propria carriera e non sappiano come uscirne?
A conti fatti questo “At Crystal Palace” appare come la semi-fotocopia dell’esordio, e se è vero che il secondo album è sempre il più difficile da gestire è altrettanto vero che l’ipotesi della stasi e della ripetizione non è così assurda. Insomma, staremo a vedere: per adesso le Erase Errata sono promosse con riserva.