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intervista di M & R, Paolo Marmora e Luca Vecchi
Dopo l’acclamato “Finally We Are No One” uscito per la Fat Cat lo scorso anno il quartetto islandese proprio in questi giorni sta ultimando il nuovo album.
Musica elettronica sognante e magica, rumori di fondo, voci dolcissime, arpeggi di chitarra lontani ed impercettibili, suoni liquidi e una ritmica appena accennata. Questo il mondo sonoro dei Mùm, cioè Gunnar, Örvar e le gemelle Gyða e Kristín Anna, con un piede nella magia della loro Islanda e uno nella Berlino dell’elettronica.
Quattro chiacchiere via email con uno dei gruppi più interessanti della nuova scena islandese, che per bocca di Örvar però rivela: “l’icelandic sound non esiste”.
E’ stato difficile creare il giusto equilibrio tra suoni acustici ed elettronici nella vostra musica?
No, è abbastanza naturale per noi. Il suono è suono, che sia acustico od elettronico.
Come scrivete la vostra musica? E come fanno musicisti con formazione così diversa a lavorare insieme?
Semplicemente suonando strumenti e sedendo davanti ai computer. Poi credo che aiuti essere buoni amici.
Avete remixato brani di Sigur Ros e Emiliana Torrini. Anche la vostra musica sembra adatta per essere remixata, a chi chiedereste un remix di un vostro pezzo?
Hmmm,,, forse Jim o’ Rourke o Jimmy Hendrix se fosse vivo. Ammiro molto gli Oval e mi piacerebbe sentire, anche se non so se sarebbe molto interessato. O magari qualche folle brass band rumena o bulgara.
A quanto pare la vostra musica e quella dei Sigur Ros è molto popolare in Islanda. E’ perchè gli islandesi sono abituati a certe atmosfere o perché riconoscono l’importanza della scena?
Non siamo per niente popolari qui in Islanda e spesso abbiamo la sensazione che raccogliere pubblico all’estero non sia più difficile che da noi. Sembra proprio che tutti, al di là del paese d’origine, sentano la musica allo stesso modo. E’ vero invece che i Sigur Ros sono molto popolari qui, ma credo dipenda dal fatto che hanno suonato moltissimo entrando in contatto con un sacco di persone.
Le vostre atmosfere ci ricordano i Labraford, è un paragone possibile?
I Labraford e le loro atmosfere ci piacciono molto, grazie per il bel complimento quindi.
Vorreste incidere un album al di fuori dell’Islanda o pensate che questo potrebbe cambiare in qualche modo il vostro suono?
Siamo stati diverse volte negli ultimi anno lontani dall’Islanda, abbiamo lavorato e registrato parecchie cose a Berlino, dove teniamo sempre un piede. No, non ci preoccupa affatto che il nostro suono possa cambiare.
E’ in atto una “Icelandic invasion”. Quale elemento della vostra musica credi sia direttamente legato al vostro paese?
Non so. Credo che la vostra idea di musica islandese sia molto diversa dalla mia. Poche band in Islanda hanno l’icelandic sound di cui si parla. Credo che la musica di alcune band famose all’estero dà l’impressione che esista un suono tipico dell’ Islanda, ma non è così.
La dolcezza della musica dei Mum potrebbe far immaginare che quelle sono le sensazioni che trasmette l’Islanda a chi la visita.
Potrebbe accadere e sarebbe bello, ma non siamo sicuri che l’Islanda voglia comunicare attraverso di noi. Ma forse è così. O forse non lo è affatto.
Come vi trovate con la vostra etichetta, la Fat Cat?
Benissimo. La Fat Cat ha una produzione incredibile e molto varia. Sono dei ragazzi simpatici e hanno un sano approccio con il music business.
Avete avuto un grande successo nella vostra esibizione al Festival di Benicasssim. Avete suonato ad una rassegna elettronica Roma la sera del blackout, lo scorso 27 settembre. Vi piace suonare ai festival?
E’ molto divertente suonare ai festival, ma non è la condizione migliore per la nostra musica perché c’è poco tempo per provare i suoni, a volte non c’è proprio tempo e noi abbiamo molti strumenti difficili da preparare. Ma è talmente divertente stare ad un festival con tutte le band che ci sono che alla fine partecipiamo comunque.
Cosa state facendo? State lavorando a nuovi pezzi? Quando tornerete a suonare in Italia?
Stiamo per finire il nostro nuovo album. La prossima primavera ed estate speriamo di fare un sacco di concerti, quindi di sicuro verremo in Italia..
Gyoa e Kristin Anna come sono finite sulla copertina di “Fold your hand child, you walk like a paeseant” di Belle & Sebastian?
Stuart Murdoch ha avuto questa idea per la copertina del disco ed è venuto in Islanda per scattare le foto. Ci siamo divertiti insieme a lui e immagino che anche le ragazze si siano divertite a farsi fotografare. C’era un temporale.