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Chissà se il clima uggioso riesce davvero a dare risalto alla musica dei Sodastream, visto che ogni loro disco è un po’ come fosse la colonna sonora ideale per l’autunno, con i suoi toni smorzati e soffusi, con la sua luce crepuscolare, con la sua leggerezza pensosa, come direbbe Italo Calvino.
Fatto sta che il fascino sprigionato dai dischi dei due ragazzi di Perth sembra essere sconfinato, con una vena poetica che tende all’introspezione, la malinconia che trabocca ed una sensibilità spiccata. Del resto il duo australiano con questo terzo disco prosegue nel raccontare le stesse storie di sentimenti inquieti che ha sempre narrato, che poi non sono troppo distanti da quelle care a Belle and Sebastian.
I Sodastream hanno però un suono decisamente personale, costruito su pochi ingredienti, chitarre per lo più acustiche, qualche tocco di piano, e il contrasto tra la voce acuta ed esile di Karl Smith e il tono grave del contrabbasso di Pete Cohen. Un suono più ruvido rispetto a quello del gruppo scozzese, più vicino a quello di cantautori come Nick Drake e Fred Neil, che sa di brume e mattine umide.
E in ogni disco i nostri regalano almeno una manciata di canzoni che fanno accapponare la pelle. Non rappresenta un’eccezione “A Minor Revival”, il lavoro più vario e ricco di suoni realizzato finora dai due. Ecco allora la scintillante “Blinky” con la sua andatura sorprendentemente sbarazzina, in cui fanno capolino una tromba e le chitarre elettriche, a disegnare un’atmosfera dalla freschezza invidiabile. Gli arpeggi di chitarra elettrica compaiono anche in un altro dei pezzi più riusciti del disco, la ballata avvolgente intitolata “Brass Lines”, e lo stesso clima si respira nell’andatura leggiadra di “Otherwise Open” e nell’elegante ballata per piano “Horses”.
Come era già successo per i precedenti “Feels Like a Russian” e “The Hill For Comapny” quello che risalta in tutto questo è il valore assoluto dei Sodastream come autori di canzoni, la bellezza cristallina dei loro brani. Il momento più alto in questo senso è “Chorus Line”, forse la ballata più intensa ascoltata ultimamente, dove si incrociano chitarra acustica e contrabbasso a tratteggiare una melodia incantevole. L’arma della semplicità viene giocata anche in “Out”, con quei tocchi leggeri che ne scandiscono il ritmo, e nelle tinte pastello di “Mrs Gray” e “America”.
In più affiora qualche episodio che richiama in modo deciso il folk, “Undone”, e qualche traccia più scarna, “The Women’s Revue” e “Weekend”, che si porta dalle parti del country scheletrico di Will Oldham.
In totale tredici canzoni disarmanti nell’unire bellezza e semplicità.