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“Slo-mo” campeggiava in una lista dei migliori dischi del 2002 in un referendum di quasi dodici mesi fa, assieme a gente come Queens of the Stone Age e Coldplay. Un’esagerazione? Forse no. Un disco autoprodotto ma non per questo senza pretese: la qualità delle canzoni e degli arrangiamenti di quelle canzoni sono perfino sorprendenti per un gruppo all’esordio. Pop felicemente obliquo e deviante, con il pregio dell’originalità.
Motivi più che sufficienti per una chiacchierata con Massimo, Michele e Federico (basso, voce e chitarra del gruppo parmigiano), appena dopo aver aperto il concerto dei Bartòk per “Live in Kalporz!“
Il vostro primo disco è uscito l’anno scorso, autoprodotto. Come mai avete scelto l’autoproduzione? Avete cercato contatti con etichette o avete semplicemente deciso di pubblicarlo quando era pronto?
Massimo (bassista): È stata una decisione forzata, non abbiamo trovato dei contatti ma non ne abbiamo nemmeno cercati eccessivamente; eravamo smaniosi di farlo, avevamo l’album lì pronto, con tutte le idee in testa da mettere giù…sentivamo l’esigenza di farlo, e abbiamo deciso di farlo comunque, autoprodotto. Per l’autoproduzione abbiamo avuto degli ottimi riscontri, siamo molto contenti.
Infatti ricordo il referendum di fine anno su “Il Mucchio”, dove il disco era citato da Fausto Murizzi come uno dei migliori dell’anno… che reazione avete avuto?
Michele (voce): Sicuramente di sorpresa, sapevamo che Fausto Murizzi aveva apprezzato il nostro lavoro. Beh, senza dubbio il disco gli è piaciuto, è stata davvero una bella sorpresa.
A livello di suoni, gli arrangiamenti sono molto curati per un gruppo che è all’esordio. Come lavorate quando siete in studio, quando scrivete una canzone?
Federico (chitarra): Gli arrangiamenti nascono in sala prove, le canzoni il più delle volte sono già abbozzate e si lavora assieme; poi in studio, grazie alle sovraincisioni, è possibile fare uso di tutti gli strumenti che non puoi usare dal vivo, come le acustiche o le tastiere; è lì che ceselliamo un po’ il tutto, ecco.
Alcuni di voi suonano in gruppi molto diversi tra loro (il cantante con i Blunoa, il batterista Roberto Colla con i Raw Power); non deve essere troppo semplice mettere insieme un suono come quello che avete…
Michele: In realtà da un po’ di tempo abbiamo trovato un discreto equilibrio; anche Max ha avuto altre esperienze con i La Spina, parallele e contemporanee ai Reflue, e anche Fede ha i suoi progetti…siamo un gruppo di persone davvero impegnate, però la bellezza di ritrovarsi tutti insieme a collaborare a questo progetto ci unisce e ci accomuna. È servito un po’ di tempo, ma adesso siamo veramente una band con idee abbastanza comuni, ci capiamo e ci riesce abbastanza bene, ecco. Il fatto di suonare in altri gruppi addirittura ci serve, penso che sia positivo per scaricarci dalle tensioni, per distrarci e per far sì che quando siamo riuniti con i Reflue si suoni principalmente per il piacere di stare insieme, e per fare la nostra musica.
Datemi, ognuno di voi, il nome di un gruppo che vi ha cambiato la vita, o che vi ha influenzato in qualche modo.
Michele: Jane’s Addiction.
Massimo: la cosa che mi colpisce di più, dai ’50 in avanti è il quintetto di Miles Davis, quello classico, con Ron Carter, Wayne Shorter, Tony Williams ed Herbie Hancock. Quello per me è il gruppo per eccellenza.
Federico: Neil Young su tutti.
Progetti nuovi?
Michele: Adesso stiamo componendo nuovi brani, con l’obiettivo di metterne insieme una quindicina, una ventina. Di idee ce ne sono veramente tantissime, ce n’è abbondanza, anzi il problema adesso è concretizzarle e darle una forma. Ne abbiamo già concluse tre, che abbiamo anche inciso e stampato sotto forma di un EP, autoprodotto anche questa volta, solo per addetti ai lavori, che stiamo facendo girare per etichette. Mentre proseguiamo la composizione di quello che sarà destinato a diventare il nostro secondo album, stiamo spedendo del materiale in giro per fare del pre-ascolto e vedere se si trova qualcuno interessato a lavorare con noi.
Poi stanno capitando un po’ di date, che sono positive da un lato, ma dall’altro rallenteranno il nostro lavoro di composizione, ma siamo felicissimi di poterle fare, come quella di stasera, ad esempio. Abbiamo due – tre date nel milanese nei mesi di novembre e dicembre.
Progetti normali, insomma… composizione e live!