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Eccolo qua, finalmente, il live di Marco Parente con una big band. Registrato durante tre concerti tenuti durante l’estate 2003, “L’attuale jungla” è una testimonianza fedele di quello che durante lo scorso anno ho visto accadere per ben due volte, con il cantante napoletano sul palco: dove tutti o quasi si fanno attirare dall'(ab)uso degli archi all’interno delle canzoni, Parente sceglie di sperimentare con i fiati, puntando a una fusione di jazz e rock certo non inusuale (da “Bitches’ brew” in poi, fino ad arrivare ai Radiohead del dopo “Ok computer”) ma comunque piuttosto atipica, almeno per il nostro cantautorato.
Testimonianza fedele del normale live act di Marco Parente, si diceva; forse, per i miei gusti, una testimonianza perfino troppo fedele: quello che, a un primo ascolto dal vivo pareva pura e ispiratissima improvvisazione si è col tempo cristallizzato negli arrangiamenti abituali che certe canzoni assumono sul palco. In questo disco si ritrova tutto quello che si è già sentito nel tour di “Trasparente”: le strappate dei fiati nel tirato finale di “Karma parente”, gli stessi fiati che prendono il posto del theremin nel dilatare ulteriormente la spettrale “Come un coltello”, la voce di Marco che arriva a simulare il grido dei gabbiani nel centro di “Il mare si è fermato” (recuperate su qualche programma di file sharing la versione di questo brano con Stefano Bollani al piano, una meraviglia!), la lunga pausa di silenzio, con tutti impegnati a trattenere il fiato e le mani, prima della conclusione de “Lamiarivoluzione”…c’è tutto quanto, ed è tutto già sentito.
Non so come la pensiate voi, ma tutto questo mi sa tanto di occasione sprecata. Mi sarei aspettato uno stravolgimento più risoluto, un coraggio maggiore nel tentare nuove vie all’interno di canzoni comunque belle, e invece… e invece conosco già tutto, e non mi sorprende più. La Millenium Bugs’ Orchestra, che avrebbe dovuto essere il vero elemento aggiunto, si limita a svolgere il proprio compito, ma senza aggiungere niente di nuovo, e la sua presenza è relativamente percepibile, eccetto il gran finale di “Adam ha salvato Molly”.
Strana anche la scelta dei brani in scaletta: mancano due dei brani che più si prestavano a essere rielaborati in maniera creativa, come “Scolpisciguerra” e, soprattutto, quella “Succhiatori” che dal vivo si trasforma di solito in un campo di battaglia di libere improvvisazioni; c’è un inedito, invece, e si tratta di “Inseguimento geniale”, un brano sulla linea di “Scolpisciguerra” ma meno imprevedibile e più pesante nel crescendo che la scuote. Una testimonianza fedele o un’occasione sprecata? Ahimè, temo che la risposta sia la seconda.