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Avevo appuntamento, poco prima del concerto, con gli Oneida per un breve scambio di battute: scortato da Rita Perri (nelle vesti fondamentali della traduttrice delle mie domande) e Francesco Tuoto mi addentro in un Init già fumoso e frastornante – punk che arriva dalle casse poste sul palco – raggiungo Hanoi Jane (bassista e chitarrista della band) che ci guarda in faccia e ci apostrofa con un “avete decisamente facce da Kalporz”.
Si inizia bene, dunque. Dopo le dovute presentazioni, e aver notato la difficoltà degli statunitensi a pronunciare il nome Raffaele, usciamo con lui e Kid Millions (batterista) per un amichevole scambio di battute. Come avremo modo di riscontrare anche sul palco, e come comunque già supponevamo, oltre ad essere un geniale gruppo musicale gli Oneida sono dei buontemponi, sempre pronti alla battuta, figure assolutamente anti-divistiche e, il che non guasta, totalmente innamorati dell’Italia e, come avrete modo di vedere più sotto, di Kalporz (potere del vino), che l’anno scorso li ha eletti band dell’anno e che li segue ovunque. Forse perché sotto sotto sono la band che rappresenta meglio lo spirito kalporziano, quello spirito fatto (usando le parole di Stephen Merritt/Magnetic Fields) di “Love, Music, Wine & Revolution”, o forse perché…chissà perché…
Ps. Ulteriore ringraziamento a Rita per essersi sottoposta all’ingrato compito di tramite tra me e gli Oneida – ah, il mio inglese ignorato!!! –
Rita: in un periodo di guerre iper-sponsorizzate, cosa sono per voi le “secret wars”?
Hanoi: cosa vuoi dire con “iper sponsorizzate”?
Rita: guerre delle quali si sente parlare, pubblicizzate… che ciascuno può seguire in tv, sui media…
Hanoi: vuoi dire, guerre che ricevono una estrema copertura da parte dei media
Rita: esatto.
Hanoi: be’, credo che si tratti di una diversa relazione con l’idea di “guerra”, un’idea diversa da quella delle guerre che attualmente vengono combattute nel mondo…è più come…uhm…(si rivolge a kid millions) tu come lo spiegheresti?
Kid: …oh oh (ridono)
Hanoi : …uh…”no capito”!! (ridono) colpa del vino…
Kid: okay, per me significa qualcosa come… le invisibili, sconosciute battaglie che vanno avanti ti informano giorno per giorno che la vita che tu non conosci esiste… questo sono io, questa è la personale opinione di kid million…
Hanoi: già. E non si tratta della “paranoia” che esiste al giorno d’oggi, giusto?
Kid: no, no, no, infatti, si tratta di cose di cui tu non sospetti nemmeno l’esistenza… cose a cui nemmeno pensi…
Hanoi: …le forze che influiscono sulla tua vita… non si tratta di, uhm, “cospirazioni”, ma di aspetti interni, a livello di subconscio che influenzano la tua persona…
Rita: aspetti intimi, personali insomma
Kid: esatto, esatto
Hanoi: …in un senso non paranoico, non politico… è piuttosto una idea di comfort e di confusione…
Kid: …è perché beviamo troppo vino!! (ridono)
Rita: va benissimo! Passiamo alla prossima domanda… rispetto al suono tipico dei vostri dischi precedenti, “Secret Wars” sembra essere più accessibile ed allo stesso tempo, schizofrenico. Come, ed in che lasso di tempo è avvenuto questo cambiamento?
Hanoi: …schizofrenico??
Rita: eheh, questa è l’opinione dell’intervistatore (Raffaele, n.d.t.)..
Hanoi: okay, va bene… è stato onesto…(ride)… il cambiamento tra “Each One Teach One” e “Secret Wars”?
Rita: sì
Kid: beh, credo sia perché abbiamo fatto “Secret Wars” dopo che Crazy ha lasciato la band… il quarto elemento… non era con noi, voglio dire… al confronto di “Come On Everybody Let’s Rock”, è comunque un disco…strano…
Hanoi: si, credo ancora più strano di “Enemy Hogs”…penso che la cosa più esatta che si possa dire è che noi non lavoriamo in un senso lineare; ma lavoriamo in modo non progressivo, usiamo tempi e atmosfere irregolari, ridondanti, circolari… ma è così che tutto si evolve da se stesso, non perché vi sia un nostro precedente progetto di sviluppare i pezzi in questo modo…
Kid: siamo comunque le tre stesse persone… siamo ancora qui…
Hanoi: credo che l’aggettivo “schizofrenico” sia un qualcosa di molto personale… è un commento rilevante o una prospettiva… sono tutte idee che coesistono con queste altre idee… al momento abbiamo “Each One Teach One” nel retro del cervello, e le canzoni pop di “Come On Everybody… in quest’altra parte (indica il lato sinistro della testa), ed insieme, abbiamo “Secret Wars”…ma non penso sia una transizione, è piuttosto un avvenimento, un momento.
Kid: si, voglio dire, è comunque vero, è più fatto di “canzoni”, è più “regolare”
Rita: siete soddisfatti di tutto questo?
Kid: sì, molto
Hanoi: si, credo che stiamo facendo il nostro meglio e che stiamo agendo in modo coerente con il momento che attraversiamo. Siamo sinceri nel fare quello che attualmente ci interessa fare. Almeno speriamo (ridono)
Rita: ok, una domanda su “Sheets of Easter”, cosa rappresenta per voi? È il pezzo cui il vostro nome è legato…
(qui interviene anche Francesco)
Francesco: come è nato?
Hanoi: (rivolgendosi a Kid) questa è per te..
Kid: in generale? Beh era una idea che era nella mia testa… era solo… avevo questa idea di una canzone, e quando si è trattato di tradurlo nella pratica, ho detto “vorrei fare qualcosa del genere” e gli altri hanno detto “ah, qualcosa del genere? Ok proviamo” e l’abbiam fatto, e suonava in modo grandioso… voglio dire, non è stato… uhm… diciamo, era qualcosa che forse era lì, dentro di noi, da sempre, che eravamo sempre stati in grado di fare e… qualcosa che è venuto fuori da sé, dopo aver suonato insieme per anni… ed è stato come dire “ehi, facciamo questa… davvero estrema… davvero singolare, semplice… cosa, e sentiamo come suona…” e suonava molto cool… e così… è venuta su in modo davvero veloce, ad ogni modo, ed abbiamo detto “wow, è cool”.
Hanoi: credo che sia una canzone che è stata scritta come una esperienza. Era una estensione di aspetti della nostra musica che esistevano già. È stato come isolare uno di questi aspetti in particolare, e svilupparlo…
Kid: …ed è fantastico che sia anche ciò che la gente vuole sentire da noi… che alla gente piaccia sentircelo suonare… è grandioso
Hanoi; sì, grandioso
Rita: ed è assurdo da suonare, comunque…
Kid: si, è…difficile, è duro da suonare!!
Hanoi : sia sul disco che dal vivo… sono 15 minuti di… weow, weow, weow (simula un suono ossessivo accompagnandolo con pennate su una chitarra immaginaria) e devi cantare allo stesso tempo, dopo un po’ cominci ad avere le visioni, diventi davvero sballato… e senti dopo un po’ che la tua voce sta per morire… è davvero una grande esperienza!
(alle nostre spalle spunta il tecnico del suono della band)
Hanoi: ah, questo è Blue, cura il nostro suono ed è la nostra guida spirituale…
Rita: ciao Blue… una guida spirituale! (salutiamo Blue) Ok, adesso una domanda sul vostro ritorno in Italia… è passato solo un anno dalla vostra ultima visita qui, cosa vi aspettate ?
Kid: cosa ci aspettiamo? Beh, gentilezza, persone simpatiche… l’ultima volta ci siamo davvero divertiti
Hanoi: abbiamo incontrato persone oneste e genuine… è buono per noi essere qui, è come una sorta di terapia!
Kid: la vostra è comunque una delle culture più splendide. Siamo davvero fortunati a poter essere qui, ci piace davvero molto
Hanoi: si, amiamo molto l’Italia ed è il motivo per cui siamo tornati qui nel giro di un anno…
Rita: rimarrete qui per qualche giorno o ripartirete subito?
Hanoi: vuoi dire qui a Roma?
Rita: sì
Hanoi: beh, no. lo scorso anno abbiamo avuto un intero giorno libero ma stavolta no: siamo arrivati stamattina e domani dobbiamo suonare in Sicilia, dove passeremo alcuni giorni e poi dobbiamo andare in Svizzera ed in Germania…
Rita: ok un’altra domanda… spesso i giornalisti tendono ad operare delle semplificazioni ed a costruire delle “scene musicali”… credete nelle scene musicali, o sentite di appartenere ad una scena musicale in particolare?
Kid: beh, per me le scene musicali esistono, ma i giornalisti ed i critici tendono ad aggiungervi degli stereotipi… come… ad esempio la scena rock di brooklin… io non conoscevo nessuna delle bands della scena rock di brooklin prima di iniziare a suonare… certo, adesso le conosco, ma è qualcosa che è venuto dopo… per me una “scena” è costituita da persone che si conoscono, si frequentano, che fanno esperienze insieme, realizzano delle cose insieme… credo che sia così adesso… non so. Come dire: è fantastico nella realtà, quando non è collegato con qualcosa di costruito dai giornalisti…
Hanoi: una “scena musicale” in questo senso reale, è un po’ come una comunità, una piccola comunità, una sottocomunità di persone… cosa distaccata e diversa dalla necessità di creare od appartenere ad una “moda”, perché “scena musicale” suggerisce l’idea di una moda, di un trend da seguire. Noi siamo più come una comunità, crediamo nell’idea di comunità, una sorta di famiglia, una famiglia estesa con relazioni estese, essere amici, mettersi insieme, fare bambini ovunque… (ridono)… il fatto è che a volte critici e giornalisti riescono a cogliere solo un singolo aspetto di questa esperienza, ed in tal modo non riescono a coglierne la concretezza, la realtà… si ottiene qualcosa di molto riduttivo… in realtà si tratta di due mondi differenti. Tutto ciò serve a creare un mercato: per i giornali, per le etichette discografiche… ma la comunità che sottende questa esperienza esiste indipendentemente dal fatto che si sia scritto, o da cosa si sia scritto su di essa.
Kid: si, quello che fanno i giornalisti è un po’ la costruzione di punti di riferimento… indicare una “bandiera”, cercare in qualche modo di documentare quello che succede
Rita: state lavorando su del nuovo materiale?
Hanoi: sì certo
Kid: si, abbiamo nuove canzoni, probabilmente suoneremo qualcosa stanotte… lo scorso anno abbiamo suonato delle cose che sarebbero poi apparse su “Secret Wars”…
Hanoi: ad ogni modo tendiamo sempre ad iniziare cose nuove prima ancora di aver completato le vecchie.
Rita: prossima domanda…che tipo di musica vi piace ascoltare?
Hanoi: tutto
Kid: sì… un sacco di musica… ogni genere di roba… tutte le ere, tutti i generi. Dance music, pop music…
Hanoi: …hip hop…
Kid: già, hip hop…
Hanoi: rock classico, noise… non troppo jazz, a dire il vero…
Kid: no, davvero non troppo jazz..
Hanoi: non è il nostro genere preferito…
Rita: c’è qualche musicista che vi piace molto, che vi influenza in qualche modo?
Hanoi: beh, ultimamente sto ascoltando un sacco di Neil Young, ad essere onesti. Perché ho letto la sua biografia… hai letto la sua biografia, “Shakey”?
Rita: no, non l’ho letta
Hanoi: beh, ecco, è grandiosa. Non so come sia tradotto il titolo in italiano, ma è spettacolare, bellissima.
Rita: Neil Young è immenso
Hanoi: sì, ti distrugge la mente
Rita: mi trovi d’accordo
Hanoi: è tutto cuore, anima. È così passionale, è passionale ed ispirato.
Rita: credete che la vostra musica possa essere definita psichedelica?
Hanoi: sì, certamente, di sicuro
Kid: è come… per una volta credo che sia un po’ dislocata, strana, alienante… questa è la tipica esperienza psichedelica, per me…
Hanoi: credo che molta gente che abbia un certo bagaglio possa definire psichedelica la nostra musica. Qualcuno potrebbe definirla come “punk-rock”, ma se pensi al punk-rock oggi, ti vengono in mente i Green Day. Si , la nostra musica può essere definita psichedelica… ma non è una questione di estetica, non è una specie di nostra filosofia, è piuttosto una delle nostre prospettive: e comunque è un aspetto di ciò che possiamo essere, di quello che siamo, di quello che pensiamo… e di quello che amiamo, credo.
Kid: sì, perché no…
Hanoi: …io amo tutto ciò che si presta ad essere confuso e terrificante…
Rita: è grandioso
Hanoi: è “vero”. Confondere le cose è importante, ed è simpatico. Credo che ce ne sia bisogno. Si tratta di “interrompere” ciò che è statico e noioso ed istituzionalizzato.
Rita: ragazzi, siete davvero gentili, abbiamo registrato tutto e faremo del nostro meglio per riportare quanto più fedelmente le vostre idee…
Kid: beh, puoi scrivere tutto quello che vuoi..
Hanoi: …in cambio potreste procurarci un po’ di quel vino dell’altra volta…
Kid : ….sì, vedete un po’ cosa si può fare…
Hanoi: ho cercato di ritrovare quel genere di vino, come dite voi, “frissanti”?
Rita: sì, frizzante, esatto
Hanoi: oh, vino rosso e frizzante… mi sarebbe piaciuto portare un po’ di quel vino a New York, quella bottiglia che ci avete dato l’anno scorso, l’abbiamo bevuta più tardi la notte stessa…
Kid: wow
Rita: mi dispiace non avere del vino con noi, stavolta…
Hanoi: forse potreste dirci come possiamo procurarcene un po’… possiamo fare uno scambio, improvvisare una specie di mercato nero del vino con la “Kalporz Winery”…
Rita: penso si possa trovare un accordo, uno scambio, del tipo vino in cambio di musica…
Hanoi: esatto, sarebbe fantastico…
Kid: ecco, questo è “scena musicale”, questo è cioè che intendiamo per comunità ! (ridiamo)
Rita: ok, grazie tante, non vediamo l’ora di vedervi suonare, siete stati fantastici.
Hanoi: voi siete fantastici, è per questo che siamo tornati, vi ringraziamo.