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Chatwin distingueva turisti e viaggiatori. I primi, tutti villaggi turistici, aquagym, risvegli muscolari forzati, ombrelloni, famiglie petulanti, serate animate baila baila baila eh. I secondi, quelli che vogliono portare a casa qualcosa di più reale di un souvenir: sensazioni, rumori, gli odori delle strade. Chi appartiene alla seconda categoria, e magari è abituato a viaggiare da solo o in ristretta compagnia, sa bene cosa non deve mai mancare dallo zaino: un quaderno e una penna.
Il disco di Luca Morino, frontman dei Mau Mau, si nutre delle pagine di questi quaderni, su racconti riletti e appoggiati su basi ritmico – elettroniche volutamente poco memorabili (in bilico tra spinte house e rilassatezze dub) per lasciare spazio alle parole. Poco importa la destinazione del viaggio: le Langhe (la meta più prossima a Torino e quella più dura da raggiungere, lasciandosi alle spalle gli ultimi semafori), il Brasile, Tokyo, Budapest, Amsterdam, il Centroamerica… tutto raccontato e narrato con partecipazione reale, che restituisce climi, la felicità di quegli strepitosi incontri casuali che solo in viaggio possono accadere, architetture, colori delle stanze, umori di massaggiatori, grida di predicatori, notti buie e paesi che spiano silenziosi da dietro una curva.
Sarebbe un bellissimo libro, “Mistic turistic”, e lo è diventato (lo trovate nelle librerie); il disco lo si ascolta con attenzione, ma solo poche volte, però, partecipandone le storie e vivendolo con la voce narrante; ma i viaggi è più bello farli da protagonisti che non da spettatori, ed è questo il problema: tu puoi rileggere quello che scrivi sui tuoi quaderni all’infinito, ma è difficile che altri provino il tuo stesso interesse; puoi mostrare agli amici le foto del tuo viaggio per una volta, ma al tuo secondo tentativo gli amici sbufferanno e se ne andranno a prendere una birra, lasciandoti lì come un tonno. Il problema è tutto qui.